Contenuto riservato agli abbonati
Nei paesi nordici aderenti all’Unione Europea i partiti populisti anti-immigrazione da alcuni anni a questa parte sono in grande ascesa: in Svezia i Democratici svedesi hanno conquistato 73 seggi e il 17,5 per cento dei voti alle elezioni politiche del settembre scorso, sono diventati il secondo partito del paese e il loro appoggio è decisivo per il governo del premier moderato Ulf Kristersson; in Finlandia il Partito dei finlandesi alle elezioni del 2019 ha conquistato 39 seggi e il 17,48 per cento dei voti, ed è anch’esso il secondo partito del paese benché relegato all’opposizione; negli ultimi sondaggi è accreditato del 19 per cento dei voti, in vista delle elezioni del prossimo mese di aprile.
Come mai allora il Partito del popolo danese (l’equivalente danese dei Democratici svedesi e del Partito dei finlandesi) alle ultime elezioni del 1° novembre scorso ha raccolto soltanto il 2,6 per cento dei voti? Si tratta di un partito che alle elezioni del 2015 aveva ricevuto ...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno