“Il sosia di lui”. Paolo Cevoli diventa Mussolini

Di Caterina Giojelli
06 Marzo 2013
Il nuovo spettacolo del comico è un esilarante monologo giocato sul mix di equivoci scatenato dalla somiglianza di un meccanico di Riccione con il Duce. Il ricavato andrà ad Avsi

Che c’azzecca Pio Vivadio detto Nullo, meccanico, figlio di enne-enne, allevato dalle suorine, di fede politica anarchica e di carattere ribelle, con quell’uomo in camicia bianca, cappello da marinaio e mascella volitiva chiamato Benito Mussolini, che sta sbarcando da un idrovolante trimotore modello Savoia Marchetti 66? Chiedetelo al mattatore di Zelig Paolo Cevoli che giovedì 11 e venerdì 12 aprile, alle ore 21, porterà in scena al Teatro comunale di Limbiate (MB) “Il sosia di lui”, esilarante monologo giocato sul mix di equivoci scatenato dalla somiglianza di un meccanico di Riccione con il Duce.

Siamo nel 1934 quando la pigra quiete estiva della costa adriatica viene interrotta dal rombo di un idrovolante: è Benito Mussolini che ha deciso di fare un po’ di vacanza con la famiglia nella villa di Riccione. La folla è in delirio, c’è chi si carica sul moscone, chi raggiunge il velivolo a nuoto. Il meccanico di bordo è però preoccupato, ha notato che uno dei motori Fiat A24R ha qualche problema, qualcuno chiama il meccanico locale. È allora che accade: mentre sta lavorando al motore ingolfato Pio Vivadio detto Nullo viene scambiato da due bambini per il loro papà: sono Romano e Annamaria Mussolini, figli numero quattro e cinque di Rachele e Benito Mussolini. Una somiglianza che non sfugge nemmeno a un gerarca fascista, membro dell’Ovra, la potentissima polizia segreta dell’Italia fascista, che dopo aver arrestato il Nullo lo trasforma in controfigura del Duce, un sosia perfetto per presenziare a ricevimenti e cene di gala e permettere al vero Mussolini di attendere ad impegni privati di varia natura. Perfetto fino a un certo punto, ovvero fino alla inevitabile confusione fra attore principale e controfigura. E al fatidico 25 luglio 1943.

Fra politica, tradimenti, feste da ballo, paura, speranze, poesia e tante “pataccate” c’è posto per tutto nel testo teatrale di Paolo Cevoli, scritto per raccontare la sua Riccione degli anni Trenta e Quaranta e portato in scena con la regia di Daniele Sala: un sodalizio che si rinnova dopo il successo dello scorso anno de La Penultima Cena – rappresentato in tutta Italia con oltre 200 repliche e con il tutto esaurito nelle due serate limbiatesi – e che come l’anno scorso promette di fare molto bene. L’incasso delle serate dell’11 e del 12 aprile a Limbiate verrà infatti devoluto alla Fondazione Avsi (Associazione volontari per il servizio internazionale) per sostenere progetti di cooperazione internazionale. Per informazioni e prenotazioni (platea 25 euro, poltronissima 30 euro) visitate il sito www.eventoavsi.it.

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