Il Santo del Maghreb

Di Sara Comuzzi
26 Marzo 2004
Culla del cristianesimo nel Mediterraneo e patria di Agostino. Che da qui partì alla volta di Milano per porre con Ambrogio le fondamenta dell’Europa. Passaggio in Tunisia, dove il vecovo Twal dice ai cristiani d’occidente: «non conformatevi e ricordate le vostre responsabilità»

Quell’uomo di Dio mi accolse come un padre e gradì la mia visita comportandosi proprio da vescovo. Io presi subito ad amarlo, dapprima però non come maestro di vita, poiché non avevo alcuna speranza di trovarla dentro la Chiesa, bensì come persona che mi mostrava benevolenza». Così Agostino descrive nelle sue Confessioni il primo incontro con Ambrogio, avvenuto a Milano, dove era giunto per salire sulla cattedra di retorica, sul finire del 384. La storia ci dice che a quel primo incontro molti altri ne seguirono tra il trentenne retore d’origine berbera (Agostino era originario di Tagaste, nell’attuale Algeria) e il cinquantenne vescovo milanese, grande maestro d’eloquenza.
Ma da dove veniva il grande Agostino, padre e dottore della Chiesa?

Da cartagine a roma
Cartagine. È qui, sull’Acropoli di una delle quattro città più importanti dell’Impero romano del IV secolo, che Agostino, appena quindicenne, si recava ogni giorno per frequentare una delle biblioteche più fornite dell’epoca, dove iniziò a leggere l’Ortensio, l’opera ciceroniana che lo accenderà alla ricerca della verità. Più a valle, nei pressi dell’acquedotto romano, è stato individuato il luogo in cui Agostino amava recarsi, “alle cisterne della Mahalga”, dove gli pareva di ritrovare, nel rumore dell’acqua che scorreva, il rumore del Mejerda, il fiume della sua amata città nativa Tagaste. è qui che Agostino ebbe una lunga relazione sentimentale con una donna da cui ebbe un figlio, Adeodato, che amò moltissimo; è qui che si appassionò al manicheismo e disprezzò profondamente il cristianesimo della madre Monica, ritenendolo un insieme di «leggende per vecchierelle»; ed è da qui che, nel 383, all’età di ventinove anni, contro la volontà di sua madre, Agostino scappò a Roma per andare a insegnare retorica. «Mentii a mia madre, a quella madre, fingendo di non voler lasciare solo un amico che attendeva al sorgere del vento di salpare… Quella notte stessa io partivo clandestinamente, mentre essa restava a pregare e a piangere». Su una collina che s’affaccia sul mare, si vedono ancora i resti della basilica di San Cipriano, vescovo martirizzato nel 258, mentre nella zona dell’anfiteatro si percorrono i luoghi dove trovarono il martirio le sante Felicita e Perpetua. Nella stessa zona dell’antica Cartagine visitiamo le terme di Gargilius, dove Agostino si recò per un incontro che segnò la riconciliazione dei vescovi donatisti con la Chiesa, e il complesso archeologico delle Terme di Antonino. Carica di memoria è anche la Domus Charitatis, una grande basilica a undici navate, dove Agostino predicò e nella quale si svolse il Concilio che condannò l’eretico Pelagio.
A Tunisi, Giovanni Sesana, responsabile di Brevivet, il tour operator specializzato in pellegrinaggi, ci racconta che «da alcuni anni abbiamo predisposto un itinerario sui passi di sant’Agostino. E questo perché non è soltanto turismo culturalmente istruttivo e suggestivo ritornare sui luoghi dove sorsero le prime comunità cristiane. è importante perché offre l’occasione di incontrare le comunità che ancora vi risiedono, pietre vive del cristianesimo sulle sponde meridionali del Mediterraneo». Ci viene anche spiegata la ragione per cui i governi tunisino e algerino hanno espressamente chiesto alla Chiesa italiana d’intensificare il flusso di pellegrini nei loro paesi: è un turismo, quello culturale e religioso, che ritengono più compatibile con il loro contesto sociale rispetto a quello di massa, alla ricerca dell’avventura esotica o ristretto entro i recinti del villaggio vacanziero stile club mediterranée. Monsignor Fouad Twal, vescovo di Tunisi, dice a Tempi: «Il pellegrinaggio è per noi un segno di solidarietà della Chiesa, nella nostra piccola comunità. Con la vostra presenza non ci sentiamo soli. La vostra amicizia significa molto per noi». Per questo le autorità tunisine stanno impegnandosi a fondo nella valorizzazione dei luoghi in cui visse sant’Agostino. Tant’è che, secondo Pierre Magliano, piemontese trapiantato a Tunisi, che da anni accompagna gruppi di italiani a scoprire le vestigia del cristianesimo dei primi secoli nella regione maghrebina, «anche la recente apertura libica verso l’Occidente si deve in gran parte alla Tunisia, che resta un’oasi di tolleranza religiosa».

Il poeta della verità
Paolo VI definì Agostino “il poeta della verità” . «Tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in te». E Agostino è così forte che ancora oggi, a mille e seicento anni di distanza, al suo carisma si riconducono le maggiori opere sociali e culturali della regione. Come l’ospedale Saint Augustin (che sta gemellandosi con l’Azienda ospedaliera lombarda di Vimercate), l’Università di Tunisi (dove è presente la facoltà di Dialogo tra culture e dove la Chiesa cattolica gestisce biblioteche e centri culturali), le cooperative artigianali, le associazioni che assistono i più bisognosi. Sono segnali che fanno sperare, anche se in Tunisia resta comunque il divieto di predicare il Vangelo al di fuori dei luoghi di culto. Monsignor Twal richiama una nostra responsabilità storica e ci ricorda una nostra titubanza quando ci fa osservare che «i mussulmani fanno entrare Dio dappertutto, spesso lo manipolano, mentre l’Occidente ha estromesso Dio dalla società, dalle scuole, dalle decisioni che contano». Per questo, quando ascolti questo uomo-vescovo dalle radici ben piantate nel suo popolo e nel cattolicesimo, in un posto dove il cristianesimo è poco più che un reperto archeologico, viene da sorridere a pensare alla legge contro i simboli religiosi in Francia o alla Costituzione europea che vorrebbe sottacere ogni riferimento al cristianesimo, in nome della “religione della laicità”. Nessun posto vuoto rimane troppo a lungo vuoto. Quello che è accaduto e accade sulle sponde meridionali dovrebbe insegnarcelo. Là dove il cristianesimo viene espulso dalla società, non è un’occasione in più di libertà che ne deriva per tutti. è un’occasione in più perché l’Europa si trasformi in ciò che, da oltre un millennio, si sono trasformate la Cartagine e la Tagaste di Agostino.

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