Il regime di Ortega in Nicaragua sequestra anche la Madonna

Di Leone Grotti
13 Dicembre 2024
La dittatura ha impedito le processioni per la festa della Purísima, ostacolato le messe in chiesa e addobbato gli altari dedicato all'Immacolata Concezione con simboli politici
Un sacerdote distribuisce dolci in Nicaragua durante la festa delll'Immacolata Concezione, la Purísima
Un sacerdote distribuisce dolci in Nicaragua durante la festa delll'Immacolata Concezione, la Purísima

Il regime sandinista del Nicaragua ha fatto di tutto per impedire alla popolazione di festeggiare quest’anno la ricorrenza più importante e sentita del paese: quella della “Purísima”.

Nel paese oppresso dal dittatore Daniel Ortega e dalla moglie Rosaria Murillo viene chiamata così la Madonna, santa patrona del Nicaragua, soprattutto nella settimana che porta alla festa dell’Immacolata concezione, l’8 dicembre.

L’esercito impedisce le processioni

Normalmente la Purísima viene festeggiata con processioni per le strade di tutto il paese, ma quest’anno il regime ha sguinzagliato polizia ed esercito per assicurarsi che nessun prete osasse uscire dalle chiese.

Neanche la dittatura, però, ha potuto impedire alla gente di festeggiare la “Gritería” (grido) la notte del 7 dicembre, quando i bambini (ai quali fanno eco i sacerdoti durante le funzioni) girano casa per casa gridando: «¿Quién causa tanta alegría?» (Chi causa tanta gioia?), ricevendo per risposta la frase «¡La Concepción de María!» (l’Immacolata Concezione di Maria) e manciate di dolci.

Il regime sequestra anche la Madonna

Non potendo bloccare una delle tradizioni più sentite dal popolo del Nicaragua, il regime ha cercato di sostituirsi in modo blasfemo alla Chiesa. In molte municipalità, come in quella di Granada, i sindaci hanno montato palchi e altoparlanti fuori dalle chiese per disturbare le celebrazioni religiose che si svolgevano all’interno e per gridare loro stessi al posto dei sacerdoti attraverso i microfoni: “Chi causa tanta gioia?”.

Sugli altari solitamente disposti dalle autorità del Nicaragua in giro per le città in onore della Madonna quest’anno sono stati inseriti anche gli “alberi della vita”, piante metalliche dal costo di 20 mila dollari l’una, inventate dalla vicepresidente Murillo per testimoniare il “progresso” e il “miglioramento delle condizioni di vita” della popolazione.

La Madonna stessa, poi, non è stata vestita con il tradizionale manto azzurro, ma con uno nero per commemorare i soldati morti per soffocare nel sangue la protesta pacifica degli studenti del 2018.

Leggi anche

«Satana è contro di noi in Nicaragua»

In una delle diocesi più colpite dalla persecuzione della dittatura, quella di Matagalpa, un tempo retta dal vescovo arrestato, imprigionato e poi esiliato monsignor Rolando Alvarez, dove l’80% dei religiosi sono stati incarcerati o cacciati, il grido in onore di Maria è stato fatto dal frate americano Gabriel Monaghan.

Durante la messa il frate ha detto: «Satana sta lavorando contro di noi, ecco perché abbiamo bisogno dell’aiuto dell’arcangelo san Michel, che ci difensa in questa battaglia e ci protegga dalla malvagità e dalle trappole del demonio».

Ortega caccia tutte le suore

Mentre cerca di sostituirsi alla Chiesa cattolica e farsi divinità, il regime di Ortega porta avanti la sua opera sistematica di persecuzione. Pochi giorni fa il governo ha infatti dato ordine a tutte le comunità religiose femminili presenti in Nicaragua di «lasciare il paese entro la fine dell’anno».

Tutte le suore del Nicaragua dovranno dunque abbandonare il paese entro due settimane e trasferirsi nei paesi confinanti presso le sedi delle rispettive congregazioni.

L’ordine punitivo arriva a un mese dall’esilio forzato di monsignor Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, vescovo di Jinotega e presidente della Conferenza episcopale. Come dichiarato dall’avvocato Martha Patricia Molina, la voce più autorevole sulla persecuzione dei cristiani in Nicaragua, «alle religiose erano già state bloccate le organizzazioni no-profit da loro promosse. Adesso tutte le proprietà verranno confiscate e la maggior parte di loro ha già lasciato il Nicaragua».

Vietato diffondere la lettera del Papa

Secondo l’avvocato Molina, dall’aprile 2018 più di 250 religiosi sono stati espulsi, banditi o costretti all’esilio a causa del blocco dell’immigrazione.

Il 2 dicembre papa Francesco ha scritto una lettera al popolo del Nicaragua:

«Non dimenticatevi dell’amorevole Provvidenza del Signore, che ci accompagna ed è l’unica guida sicura. Proprio nei momenti più difficili, in cui umanamente diviene impossibile poter capire ciò che Dio vuole da noi, siamo chiamati a non dubitare della sua attenzione e della sua misericordia. La filiale fiducia che avete in Lui, e anche la vostra fedeltà alla Chiesa, sono i due grandi fari che illuminano la vostra esistenza. Abbiate la certezza che la fede e la speranza compiono miracoli. Guardiamo alla Vergine Immacolata, Lei è la testimonianza luminosa di tale fiducia».

A León il regime ha impedito alle parrocchie della diocesi di inviare ai fedeli la lettera del Papa. Il vescovo René Sándigo ha consigliato a tutti i sacerdoti di obbedire per impedire che vengano anche loro cacciati dal paese e possano restare vicini alla popolazione.

@LeoneGrotti

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.