Il re delle conigliette cretine e quello delle fake news

Di Sandro Fusina
05 Ottobre 2017
Hefner fondò Playboy, sulle cui pagine le foto di donne nude si affiancavano a celebri firme. Paul Horner si arrichì con le notizie false

Hugh-Hefner-ansa

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)Hugh Hefner. Nacque il 9 aprile 1926. Crebbe in una famiglia metodista dalle impeccabili tradizioni puritane. Suo antenato era William Bradford, arrivato in America sul Mayflower e a lungo governatore di Plymouth. Hugh si diplomò e si sposò. Il matrimonio lo deluse, l’esercito lo annoiò: si laureò all’università dell’Illinois in psicologia, attratto dal rapporto Kinsey su comportamenti sessuali degli americani.

Lavorò come copywriter per la rivista Esquire. Decise di mettersi in proprio. Per la nuova rivista raccolse 8.000 dollari, la madre contribuì con mille. Nacque Playboy, con una fotografia a doppia pagina di una ragazza nuda. Ma i testi erano di scrittori valenti, come John Updike, come Jack Kerouac; le interviste erano a personaggi discussi come Malcom X, leader dei Black Muslim.

L’impresa divenne colossale, le copie si vendevano a milioni in tutto il mondo, i club e gli aerei privati popolati da premurose ragazze in costume da coniglietta si moltiplicavano. Per essere assunte e durare non bastava essere giovanissime e belle, essenziale era essere cretine. Una femminista intrufolata nella conigliaia si rese conto di «cosa provavano i quarti di carne nelle macellerie». Hefner sosteneva che dai suoi letti tondi e girevoli passava la liberazione delle donne.

La società fu quotata in borsa; il padre puritano ne fu amministratore senza avere mai sfogliato la rivista. La concorrenza non mancò, la fortuna un po’ scemò, senza mai spegnersi: 800 mila copie restava un bel numero. Hugh Hefner è morto mercoledì 27 settembre.

Paul Horner. Che sia morto sabato 18 settembre a 38 anni per overdose di un farmaco prescrittibile, non è una delle false notizie in rete di cui Paul Horner era il re. Lo assicura lo sceriffo della contea di Maricopa in Arizona.

Horner aveva sulla rete prestato la sua faccia al misterioso writer Banksy; aveva svelato che Obama era non solo gay, ma musulmano radicale; aveva affermato di essere responsabile dell’elezione di Trump, con le sue notizie false, tipo che i democratici pagavano i contestatori 3.500 dollari a testa e a botta: ma solo per amore di satira.

Non voleva guadagnare, ma dimostrare che la gente non voleva leggere né sapere, voleva solo sentirsi dire quello in cui già credeva. Lo sostiene il fratello JJ, con cui Paul Horner viveva.

Foto Ansa

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