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Il processo Eni e la fine del magistrato Zeus

Di Emanuele Boffi
10 Ottobre 2024
La condanna di Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro mette una pietra tombale sull’idea che i pm abbiano poteri divini. Che paradosso: l’unico reato del “processo del secolo” era l’inchiesta stessa
Il pm Fabio De Pasquale (foto Ansa)
Il pm Fabio De Pasquale (foto Ansa)

Era stato enfaticamente definito il “processo del secolo” ed è andata a finire che, finora, l’unica condanna riguarda i magistrati che l’avevano istruito. Bel paradosso: nel caso Eni-Nigeria, l’unico reato che è stato appurato è l’inchiesta stessa.

La condanna, in primo grado, dei pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro a otto mesi di prigione (con pena sospesa) per omissione d’atti d’ufficio è, a suo modo, storica. Perché mette una pietra tombale sulla figura del pm che tutto può, perché investito del sacro compito di ottenere giustizia.

Ieri lo hanno registrato anche due giornalisti di “giudiziaria” schierati su fronti opposti, Filippo Facci sul Giornale e Piero Colaprico su Repubblica. Il primo notando che la condanna dei due pm segna la fine di quel “rito ambrosiano” che iniziò con Mani pulite e che, sulla scorta di un preciso progetto ideologico, mirò a “rivoltare l'Italia come un calzino” (nel 1983, ricordava Facci, sulla rivista di Magistratura democratica, corrent...

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