
Il Papa nella terra di Lutero: «La fede non la escogitiamo noi»
(Da Erfurt) – Non è ad Erfurt per togliere la scomunica a Lutero, papa Benedetto XVI, ma il suo “dono” agli Evangelici tedeschi è un rinnovato slancio conciliare che riporti Dio nel cuore dell’uomo e al centro del mondo. E questo proprio partendo dalla domanda più intensa del monaco agostiniano che ha creato lo scisma. Il dono è questo, ricordare che le cose che ci uniscono sono più di quelle che dividono, che il periodo “confessionale” è finito, che i cristiani devono saper essere missionari, che non bisogna mai dimenticare che il male c’è, esiste e minimizzarlo, «non è un’inezia», porta l’uomo inevitabilmente alla perdita di se stesso e della sua vita.
Ieri a Berlino il Papa aveva sorpreso tutti con un discorso al Parlamento Federale che oggi la stampa definisce come inatteso, alla Messa nello stadio olimpico c’erano più di 60 mila fedeli e poche migliaia a protestare, gli altri più o meno indifferenti. Il bilancio della visita a Berlino di Benedetto XVI sembrerebbe poca cosa. Invece tv e giornali sono pieni di articoli, servizi e riflessioni. Gli incontri con la rappresentanza della comunità ebraica e musulmana sono privatissimi ma significativi. «In quanto uomini religiosi, a partire dalle rispettive convinzioni possiamo dare una testimonianza importante in molti settori cruciali della vita sociale. Penso, ad esempio, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio, al rispetto della vita in ogni fase del suo naturale decorso o alla promozione di una più ampia giustizia sociale». Dice il Papa lanciando una idea di alleanza tra le religioni ai rappresentanti delle comunità musulmane di Berlino incontrate questa mattina in Nunziatura. giovedì pomeriggio in un sala del Reichstag il Papa ha incontrato gli ebrei, e a loro ha detto: «Oggi mi trovo in un luogo centrale della memoria, di una memoria spaventosa: da qui fu progettata ed organizzata la Shoah, l’eliminazione dei concittadini ebrei in Europa». Quello del papa è un richiamo al dialogo, ad «una comunione amorevole e comprensiva tra Israele e la Chiesa, nel rispetto reciproco per l’essere dell’altro», che «deve ulteriormente crescere ed è da includere in modo profondo nell’annuncio della fede». «Con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico – ha ammonito – si perde sempre anche il rispetto per la dignità dell’uomo. Di che cosa sia capace l’uomo che rifiuta Dio e quale volto possa assumere un popolo nel “no” a tale Dio, l’hanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra».
Da Berlino, oggi seconda tappa del viaggio. Erfurt è la patria teologica degli evangelici, che ricevono il Papa con entusiasmo. Benedetto XVI parla di Lutero ai luterani, per dire che la «questione su Dio, che fu la passione profonda e la molla della sua vita e dell’intero suo cammino», rischia oggi di essere relegata in soffitta. «Come posso avere un Dio misericordioso?» si chiedeva Lutero. «Che questa domanda sia stata la forza motrice di tutto il suo cammino mi colpisce sempre nuovamente. Chi, infatti, si preoccupa oggi di questo, anche tra i cristiani? Che cosa significa la questione su Dio nella nostra vita? Nel nostro annuncio? La maggior parte della gente, anche dei cristiani, oggi dà per scontato che Dio, in ultima analisi, non si interessa dei nostri peccati e delle nostre virtù».
Attraversando il magnifico chiostro il Papa è arrivato nella chiesa per la preghiera comune. Benedetto XVI commenta la preghiera di Gesù nel Cenacolo che non è semplicemente una cosa del passato. «Diventeremo una sola cosa – dice – se ci lasceremo attirare dentro tale preghiera». Due le cose da considerare: «Il peccato dell’uomo, che si nega a Dio e si ritira in se stesso, ma anche le vittorie di Dio, che sostiene la Chiesa nonostante la sua debolezza e attira continuamente uomini dentro di sé, avvicinandoli così gli uni agli altri». Il Papa arriva ad una nuova domanda di fondo: «L’uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui? Quando, in una prima fase dell’assenza di Dio, la sua luce continua ancora a mandare i suoi riflessi e tiene insieme l’ordine dell’esistenza umana, si ha l’impressione che le cose funzionino anche senza Dio. Ma quanto più il mondo si allontana da Dio, tanto più diventa chiaro che l’uomo, nell’hybris del potere, nel vuoto del cuore e nella brama di soddisfazione e di felicità, “perde” sempre di più la vita» perché «l’uomo è stato creato per la relazione con Dio e ha bisogno di Lui».
Infine il riferimento alla ipotesi di una revoca della scomunica a Lutero. «Al riguardo vorrei dire che questo costituisce un fraintendimento politico della fede e dell’ecumenismo». Non si tratta di un «trattato da firmare», perché «la fede dei cristiani non si basa su una ponderazione dei nostri vantaggi e svantaggi. Una fede autocostruita è priva di valore. La fede non è una cosa che noi escogitiamo o concordiamo. È il fondamento su cui viviamo». Benedetto XVI ricorda con gratitudine i progessi fatti dalle commissioni, parla della visita di 30 anni fa di Giovanni Paolo II, del luterano Lohse e del cardinale Lehmann (presente all’incontro) ma non può andare oltre. E conclude con le parole di Gesù: «Fa che diventiamo una sola cosa». «Questo pomeriggio ad Erfurt non è per niente ordinario» dice la presidente del Sinodo delle Chiese evangeliche, «chi adesso ci osserva dovrà percepirlo». Temi che hanno acceso il dibattito nella conferenza stampa congiunta che i vertici cattolici ed anglicani hanno tenuto nel primo pomeriggio, confermando l’importanza dell’evento. Stasera il Papa fa il suo omaggio alla comunità cattolica in Thuringia nella ex Ddr che nonostante tutto ha conservato la fede. In una piccola cappella di campagna, meta di pellegrinaggio, a Etzelsbach, con la recita dei vespri dedicati a Maria. Domani, dopo la messa nella Piazza della Cattedrale, il Papa si reca a Friburgo, tappa finale della sua visita in Germania.
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