«Il Papa ci ha invitato a rimanere un presidio di sussidiarietà e solidarietà»
Gratitudine per l’impegno profuso nel mondo del lavoro unitamente all’invito a rimettersi sempre in discussione. Con particolare attenzione ai giovani e ai più fragili. L’incontro del Movimento Cristiano Lavoratori con papa Francesco, in occasione della tre giorni romana per celebrare il mezzo secolo di vita dal 7 al 9 dicembre tra Ergife Palace Hotel e Vaticano, ha confermato la centralità di un mandato che ogni volta si rinnova, senza mai dare nulla per scontato né affidare il prosieguo del cammino ad alcun automatismo. A raccontare a Tempi come l’invito del pontefice a «portare le preoccupazioni dei lavoratori all’interno della comunità cristiana» è stato percepito dal Movimento Cristiano Lavoratori è il suo presidente Antonio Di Matteo, di ritorno da Roma.
Cosa vi ha colpito dell’incontro con il Papa?
È stato un evento significativo perché, a distanza di cinquant’anni, siamo tornati in Piazza San Pietro dove abbiamo ricevuto la benedizione durante l’Angelus, proprio come avvenne quando Paolo VI, da quella finestra, non solo benedisse, ma incoraggiò tutto il Movimento nella rinnovata fedeltà al magistero sociale della Chiesa. La mattina del 9 dicembre, poi, Francesco ci ha concesso un’udienza in cui, da un lato, ci ha invitato a fare il bilancio di questi anni, dall’altro, ci ha rilanciato a cercare sempre nuovi stimoli nel solco di come noi stiamo vivendo questo tempo. Non è stato un momento solo “celebrativo”, ma l’occasione concreta per sottolineare una cosa che non è mai cambiata in questi cinquant’anni: la fedeltà al magistero della dottrina sociale della Chiesa, appunto, insieme alla capacità di reagire ai cambiamenti dei tempi, guardando sempre avanti, e sottolineando, in particolare, la necessità di attrezzare tutto il Movimento per saper guardare soprattutto alle nuove generazioni.
Quali priorità sono emerse nel corso della tre giorni?
Quelle che sono ancora oggi nel nostro dna e quindi: prestare sempre attenzione alla persona, rimanere un presidio di sussidiarietà e solidarietà – parole che il Papa ha sottolineato –, a difesa del ruolo politico e sociale dei corpi intermedi. Priorità che riflettono peraltro i cardini sui quali si è sviluppata l’azione del Movimento in questi anni e sui quali proseguirà ancora, perché è qualcosa di sempre più necessario, anche in dialogo con le altre organizzazioni sociali. Motivo per cui, essendo noi un’associazione che guarda, in particolare, al lavoro e ai lavoratori, diremo sempre al governo quali sono le nostre priorità e attese. Come abbiamo fatto con una richiesta formale in occasione della legge di bilancio proprio per riservare maggiore attenzione alle nuove generazioni e guardare avanti superando l’antagonismo ideologico su questioni relative al lavoro in discussione anche in questi giorni e settimane nelle commissioni.
Su cosa dovrebbe concentrarsi l’azione della politica?
Il confronto sul lavoro deve essere sempre occasione per sviluppare azioni concrete di fronte al mondo imprenditoriale. Bisogna costruire il lavoro intorno alla persona e sostenere le aziende affinché possano essere competitive. Grande attenzione dovrebbe essere riservata poi alla formazione, che deve essere mirata e continua, finalizzata alla creazione di occupazione, coinvolgendo tutti gli attori, dalle agenzie per il lavoro al tessuto imprenditoriale, passando per le scuole, e anche andando oltre le misure in essere in questo momento. Senza questo genere di interventi sarà difficile ottenere buona occupazione. E poi misure di contrasto alla povertà, misure concrete non ideologiche, perché se ci sono 6 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà è qualcosa di drammatico. Ma per far fronte a questa sfida occorrono interventi strutturali in grado di generare ricadute positive senza lasciare debiti. I debiti infatti ricadrebbero sulle spalle delle giovani generazioni, mentre noi dobbiamo offrire loro la prospettiva di potersi realizzare concretamente, fare famiglia e generare figli.
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