Il Napoli torna in A (ma il passato non torna)

Di Roberto Perrone
14 Giugno 2000
Il Napoli torna in A (ma il passato non torna)

Ho vissuto da vicino l’epopea del Napoli di Maradona. C’ero la notte del primo scudetto, quando dovetti tornare a piedi dal San Paolo a via Caracciolo perché non si muoveva un’ostrica; c’ero quelle mattine impastate di sonno in cui aspettavamo Diego Armando agli allenamenti e lui si presentava, gli occhi cerchiati, il pomeriggio. Il calcio a Napoli è qualcosa di speciale, ma domenica, guardando la festa per il ritorno in serie A intuivo qualcosa di posticcio, di appiccicato sopra all’evento. Ho visto, ad esempio, la classica inquadratura che fanno quando devono far capire che una piazza è piena, ma non lo è. Ho visto un grande entusiasmo, ma anche un po’ di stanchezza, un po’ di malinconia. Ho visto della retorica, cosa che la città non merita. La verità è che il Napoli si è iscritto al club “un grande avvenire dietro le spalle” di cui sono soci portanti Torino e Genoa. Perché l’argentino Galletti non è l’argentino Maradona, perché Magoni non è Bagni, perché il Napoli, come il Torino e il Genoa dovrà abituarsi a un futuro in bilico, a convivere con mille difficoltà. Lo dico perché amo quella città, i suoi tradimenti, i suoi slanci, il suo amore per il football, quasi puro. Diego è andato, scurdammuce o passato.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.