Movimento 5 Stelle sempre più traballante. Grillo resisterà al terremoto?

Di Chiara Sirianni
28 Marzo 2012
L'avvicinarsi delle elezioni politiche fa emergere le spaccature interne: i militanti scalpitano perché il movimento diventi partito, il leader allontana i frondisti e minaccia epurazioni. Ma la frattura corre sul web e sembra sempre più insanabile. A partire dall'Emilia Romagna.

La prima testa a saltare è stata quella di Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara e fondatore della lista civica Progetto per Ferrara. Amico di vecchia data di Beppe Grillo, è stato epurato dall’ex comico a causa di un convegno ritenuto troppo simile a un convegno di partito. E la lista rischia di allungarsi: tra i militanti serpeggia il malumore e l’allontanamento coatto ha fatto emergere una spaccatura sempre più netta. Da una parte i fedeli alla linea, che stanno con Grillo senza se e senza ma, dall’altra i malpancisti che non sopportano una gestione del movimento eccessivamente verticistica e rimpiangono i bei tempi in cui ciascuno poteva dire la sua.

A cosa si deve tanta tensione? Forse al fatto che le elezioni politiche del 2013 si avvicinano sempre di più e che, secondo statuto, scendere in campo è vietato per chi è consigliere. Per questo proliferano le liste civiche. Grillo ha addirittura postato sul suo blog una conversazione (svoltasi su un forum su Internet) tra sei consiglieri locali che criticavano il protagonismo di alcuni e attaccavano Gianroberto Casaleggio (stretto collaboratore di Grillo). Il leader indignato (ma Internet non era il sale della democrazia?) ha chiesto a tutti i militanti di non a partecipare a un convegno a Rimini, organizzato dai presunti frondisti (e guidato da Tavolazzi). Il tutto avviene in Emilia Romagna, proprio dove il M5stelle può contare su un largo consenso.

E scatta la protesta: due gruppi su Facebook (“Io sto con Tavolazzi” vs “Io sto con Beppe Grillo”) se le danno di santa ragione. A Cento, un paese vicino Ferrara, per protesta gli attivisti cambiano addirittura il simbolo del Movimento. Con il risultato di essere allontanati anche loro («Non potranno più usarlo»). A Bologna i tre consiglieri comunali sono pro Grillo e firmano un documento di fedeltà a favore del comico genovese, ma alcuni elettori li attaccano. Vittorio Bertola (il candidato sindaco del M5S) ha pubblicato una nota sforzandosi di riportare un po’di serenità: «Mi è chiaro che Grillo intende se stesso come il punto di riferimento di un movimento, libero di fare e disfare a proprio piacimento riflettendo ciò che ritiene andare nello spirito e nell’interesse generale, a partire dall’impedire qualsiasi trasformazione in partito. Mi è chiaro che molti dei consiglieri eletti e degli attivisti più assidui del Movimento 5 Stelle spingono per un passaggio al partito, con regole che garantiscano a ognuno di loro una fettina di potere sulla gestione del Movimento. Mi è infine chiaro che alla maggior parte degli elettori interessa solo che noi manteniamo l’onestà e il programma su cui ci siamo impegnati; dell’organizzazione interna importa poco o niente, purchè non ci si ammazzi a litigare».

Anche Giovanni Flavia, consigliere regionale del M5S, è intervenuto sulle frizioni interne: «Stiamo crescendo, è fisiologico che ci possano essere delle difficoltà. Ma non c’è nessuna divisione e non diventeremo mai un partito». Sarà. Ma intanto sono in tanti, sempre su Facebook, a invitare a lavare gli stracci sporchi in famiglia, per non esporsi alle critiche. E il mito della trasparenza, della democrazia orizzontale, del dibattito interno «che fa parte del nostro Dna», che fine ha fatto? 

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