Contrariamente a certe riletture storiche che tendono ad accreditare l’immagine di un papa silenzioso – se non addirittura condiscendente – nei confronti dell’antisemitismo nazista, dagli archivi di stato israeliani spunta ora un documento che non soltanto confermerebbe l’azione svolta da Pio XII in difesa degli ebrei perseguitati, ma dimostrebbe come i capi mondiali delle comunità israelitiche dell’epoca ne fossero talmente consapevoli che, in segno di riconoscenza per l’opera svolta dal Pontefice durante il nazismo, alla fine della guerra vennero a Roma e fecero una ingente donazione alla Chiesa Cattolica. La scoperta è di Lorenzo Cremonesi, corrispondente da Gerusalemme del Corriere della Sera, che sta per concludere un libro dedicato alla storia delle relazioni tra Israele e Santa Sede e che rivela a Tempi che spulciando negli archivi israeliani si è imbattuto in una una lettera spedita dal Vaticano in data 27.10.1945, a firma dell’allora funzionario della segreteria di stato monsignor Giovan Battista Montini – il futuro papa Paolo VI – e indirizzata a Raffaele Cantoni, presidente delle Comunità israelitiche italiane. Nella sua missiva Giovan Battista Montini offre un dettagliato resoconto del colloquio avvenuto tra Pio XII e il segretario generale del Congresso ebraico mondiale Leo Kubwitsky. Montini ricorda che nell’occasione dell’udienza in Vaticano e a nome dell’organizzazione mondiale ebraica, Kubwitsky donò a Pio XII duemilioni di lire (qualcosa come un paio di miliardi al cambio attuale) da impiegare “per opere di beneficenza” ed espresse “la sua gratitudine verso l’augusto Pontefice per l’opera svolta in favore degli israeliti perseguitati”. Montini scrive inoltre che Pio XII decise che “quella somma fosse devoluta esclusivamente a persone bisognose di stirpe ebraica”.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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