Il film più schifoso (e sentimentale)

Di Tempi
15 Febbraio 2001
Sabato sera vostro figlio aveva conati di vomito e nemmeno un filo di influenza

Sabato sera vostro figlio aveva conati di vomito e nemmeno un filo di influenza. Poi, la mattina dopo, era passato tutto e ora il ragazzino è tornato vispo come il solito. Dunque? Niente, non era successo niente, solo un sabato pomeriggio passato come tanti altri al cinema, davanti a uno di quei film che i manifesti sui muri e i trailer televisivi ci ficcano in testa. Se La vita è bella, non sarebbe Hannibal un altro di quegli emozionanti film da non perdere? I critici cinematografici non sono certo pagati per scrivere il contrario (di una pellicola sentimentale, anche se in Hannibal trionfa il “Male” invece del “Bene”). Bisogna andare a cercare Michael Medved, critico cinematografico americano, per dare ad Hannibal ciò che è di Hannibal: “orgia di sangue raggrumato, inutile e pretenziosa” e “un assurdo sforzo teso soltanto a costringere il pubblico a volgere il capo dall’altra parte dello schermo”. “Sono stati i produttori a chiedere specificamente ai critici di non omettere certi orrendi dettagli dalla loro recensioni”. Motivo? “Senza effetto-shock il film non varrebbe alcunché: è solo spazzatura marcia e idiota, improbabile e costruita in modo sciatto”. “In un film, i copiosi spargimenti di sangue che si ottengono con gli effetti speciali e certe immagini di dolore umano e di sadismo malvagio che si fissano indelebilmente nella mente dello spetattore possono servire a ottenere uno scopo nobile” (si veda per esempio Schindler’s List o Salvate il soldato Ryan), ma agendo come hanno agito nella costruzione della pellicola i realizzatori di Hannibal rivelano solo “il grande nichilismo che il loro prodotto sottende”. E se, dice Medved, qualcuno finirà a buttare denaro “per assistere alla proiezione di questo esercizio escrementizio”, saranno ovviamente affari suoi. Ma sarà “solo colpa sua” se poi qualcuno “impianterà nelle poche cellule cerebrali che ancora gli restano certe orrende e asinine immagini di un sadismo e di una crudeltà che non hanno precedenti nella storia del cinema”. Resta una domanda che, per quanto ci riguarda, sarà anche stimolo a una indagine giornalistica: chi finanzia questo genere di nichilismo di massa? Da dove proviene questa cultura e imprenditoria del macabro, della spazzatura e dell’escrementizio? Per il nostro bene, ci hanno vietato di mangiare le bistecche con l’osso. Un film così, che può fulminare un adolescente già un po’ fulminato, lo raccomandano senza divieti e censure. Moralismi? È la parola giusta. Con film come Hannibal siamo all’apogeo del moralismo, che è sempre un sentimentalismo, una rappresentazione inutile e mortifera dell’uomo collocato nel mondo delle idee, dell’autonomia di sé, della presunzione, dell’autosufficienza. Cioè dello “zero” (in questo caso parecchio “malato” e per niente “divertito”).

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