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Il Cnel è vivo e tutti ci vogliono andare

Per Renzi è «l’organo più inutile della storia». Ma sono 350 le sigle sindacali e datoriali che chiedono di entrarci. E a vagliare i candidati sarà anche la Boschi. Che lo voleva abrogare

Federico Romano
28/07/2017 - 18:56
Politica
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cnel-ansa

C’è un caso politico in Italia, dormiente nell’estate che tutto tronca e sopisce, ma pronto a esplodere con la ripresa delle attività istituzionali: è il caso del Cnel. Per mesi prima e dopo il referendum costituzionale quasi non s’è parlato d’altro: indicato come la Bastiglia degli enti parassitari da espugnare, il Consiglio nazionale del lavoro e della ricerca diventò la punta di lancia con cui i promotori del referendum, Maria Elena Boschi in testa, portavano l’attacco alla “vecchia politica”.

Sarebbe bastato un Sì per archiviarlo per sempre, il Cnel, assieme al vecchio Senato. Sui costi per la verità s’era molto esagerato, dopo i tagli inflitti all’ente la spesa non ammontava a 20 milioni di euro – come la propaganda referendaria riferiva – ma a poco più di 7 milioni all’anno, di cui 4 milioni di costo insopprimibile del personale, mentre sull’inattività dell’ente si sarebbe trattato di capir meglio se fosse più indotta da chi aveva interesse a renderlo inutile o se invece la responsabilità derivasse da una paralisi interna. Sta di fatto che al referendum del 4 dicembre a vincere è stato il fronte del No e il Cnel è sopravvissuto.

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Nel suo ultimo libro, Avanti, Matteo Renzi ha rimarcato che si è trattato di un’occasione persa, tornando a definire il Cnel «l’ente più inutile della storia repubblicana». Una posizione coerente, sta di fatto però che che il Cnel è ancora lì, talmente vivo che non solo la presidenza del Consiglio ha provveduto a nominare un nuovo presidente nell’autorevole figura del professor Tiziano Treu, ma sta anche per essere rinnovata la composizione del suo consiglio.

Automatismi? Mica tanto, se è vero che a candidarsi per i 48 posti a loro destinati sono state ben 350 sigle di associazioni sindacali e datoriali. Sarà dunque l’ente più inutile d’Italia questo Cnel, ma come si spiega allora questa gara a farne parte? E come mai questa così gran cura nel vaglio politico delle candidature da parte della presidenza del Consiglio e nello specifico di figure molto vicine all’ex premier Renzi? Se il Cnel è insomma un cimitero, perché questa ressa al suo ingresso? La realtà è che il Cnel, pure depotenziato, ha ancora una funzione specifica: quella cioè di disciplinare i criteri e i canoni della rappresentanza nazionale datoriale e sindacale, senza i quali, in assenza di una legge sulla rappresentanza, questa dimensione verrebbe consegnata alla più totale indeterminazione. Ma di questo – che è uno degli aspetti principali della questione – non s’è mai ancora parlato, come si parla poco di una riforma del Cnel che impedisca di gettare il bambino con l’acqua sporca. C’è un’associazione datoriale, Confimprenditori, che per dire ha elaborato una proposta di riforma del Cnel, che sta circolando in ambienti politici e istituzionali e che è degna della massima attenzione.

Una riforma che non prevede solo la restituzione al Cnel delle sue prerogative (formulare proposte di legge e idee per il mondo del lavoro), ma che soprattutto prevede – come si legge nella proposta – «il totale autofinanziamento dell’ente da parte delle associazioni datoriali e sindacali che ne vogliano far parte, così da poter anche costituire un fondo a disposizione dei settori del lavoro in difficoltà come è il caso di quelli investiti dal terremoto che ha recentemente colpito il centro Italia». Tradotto significa che i presupposti della polemica sugli eccessivi costi e l’inutilità del Cnel verrebbero di fatto a cessare.

Anche perché, se riformato secondo criteri di efficienza e compressione dei costi, il Cnel potrebbe davvero costituire uno spazio di confronto tra mondi datoriale, sindacale e politico prezioso in questo tempo di eccessiva disintermediazione e di crisi della rappresentanza. D’altra parte il Cnel non è un’anomalia italiana – ammesso che un organo previsto dai padri costituenti possa essere definito un’anomalia. Il Cese, per dire, il Comitato economico e sociale europeo, il parallelo del Cnel in Europa, è un organo perfettamente funzionante e funzionale e di cui nessuno mai ha pensato e chiesto l’abrogazione.

Foto Ansa

Tags: CnelMaria Elena Boschireferendum costituzionalereferendum costituzionetiziano treu
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