Il buon governo

Di Mario Sala
07 Dicembre 2006
Il Consiglio regionale della Lombardia approva all'unanimità una legge voluta da maggioranza e opposizione. In nome di una carità che è anche un'impresa

Martedì 28 novembre il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità una legge contro la povertà. Proponiamo l’intervento del promotore della legge in occasione del voto consiliare.

Signor Presidente, colleghi consiglieri, «ogni bisogno autentico chiede, prima che una risposta, di essere vissuto!». Questo pensiero breve di Gómez Dávila, qualche tempo fa ripreso dal settimanale Tempi, credo che meglio di ogni altra cosa possa raccontare l’inizio del dialogo avuto con alcuni tra i proponenti di questo progetto di legge, un anno fa. Se ci pensate bene, da un certo punto di vista, tutti noi in quest’aula sentiamo sulla nostra pelle il problema di chi non ha di che mangiare, perché il non aver di che nutrirsi evoca più di ogni altra cosa tutta la serie infinita di desideri e bisogni di cui siamo fatti: da quelli più materiali a quello più ‘immateriale’ e concreto che ci sia, che è il significato stesso dell’esistenza verso il quale, da Bill Gates all’ultimo dei nostri lavavetri, siamo tutti bisognosi e – sì, diciamo pure questa parola – poveri! Cosicché, come ad esempio sanno bene i cinque milioni di italiani e i settecentomila lombardi che han dato la spesa sabato per la Colletta alimentare o le migliaia di volontari che l’han raccolta, chi ‘dà’ a chi non ha da mangiare non lo fa perché si sente superiore o per un gesto di bontà autocompiaciuto, ma perché riconosce di essere lui stesso bisognoso in tutto, di non bastare a se stesso.

Crescerà la distribuzione di alimenti
A evocarci tutti i bisogni e desideri di cui siam fatti sono quindi – secondo l’Istat – le circa 150 mila famiglie povere in Lombardia, pari al 3,7 per cento delle famiglie residenti. Si tratta quindi di circa 240-250 mila persone delle quali sono raggiunte dal Banco alimentare solo 130 mila e per di più potendo offrire circa 1/3 della dieta necessaria ad un adulto nonostante l’ingente raccolta di circa 7 mila tonnellate di generi alimentari all’anno. Queste persone vengono raggiunte non direttamente attraverso il Banco ma attraverso le 906 associazioni lombarde – di ogni provenienza e origine culturale e ideale – che sono quotidianamente impegnate sul territorio a sostegno dei bisognosi. Il sostegno alimentare fornito dal Banco permette a queste associazioni di concentrarsi sempre meglio sulle peculiarità del proprio operare riducendo la preoccupazione e l’ingente onere del reperimento dei prodotti.
Grazie a questo Pdl nei prossimi tre anni sarà possibile aumentare la frequenza di consegne alle associazioni, incrementare la rete di distribuzione diretta, monitorare con maggior precisione i bisogni per rispondervi meglio, aumentare il numero di realtà caritative assistite capillarizzando l’assistenza in tutto il territorio lombardo, aumentare il numero delle industrie alimentari donatrici e di punti vendita della grande distribuzione per il ritiro dei prodotti freschi. Distribuire prodotti alimentari in questo modo è certamente una carità (possibile grazie a migliaia di volontari e donatori), ma è anche un’impresa – una vera e propria impresa sociale. E che questa dimensione tutta ‘lombarda’, dinamica e ‘impresariale’ fosse esplicitamente e totalmente in funzione della carità è proprio l’intuizione, alla fine degli anni Ottanta, dei fondatori di questa opera: il cavalier Fossati e don Giussani.
Sono stati questi nell’ultimo anno i contenuti del dialogo fitto avuto con i proponenti della legge, i consiglieri Macconi (An), Pizzetti (Ds), Galperti (Dl), Quadrini (Udc), Rizzi (Lega), Dalmasso e Boscagli (Fi). Presidente, non ci ha unito una convergenza di opinioni sul problema dei poveri e degli indigenti, ma ci siamo uniti al Banco alimentare, alle 906 associazioni lombarde che sono tutt’uno con le persone che servono, a chi ha reso possibile tutto questo. Grazie.
*consigliere regionale lombardo Fi

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