I tre peccati capitali della Francia

Tacciono i consulenti superpagati che, non contenti delle parcelle milionarie, si permettono di pontificare sullo stato etico che sostenendo qualche lobby, proprio così etico non è. Tacciono gli economisti liberisti che hanno appena finito di spiegarci come i liberi mercati non debbano avere barriere, interessi nazionali, legami con il territorio. Tacciono i giornali internazionali che danno pagelle su moralità e progresso, non si sa quanto disinteressatamente. Tacciono anche quei consulenti che vorrebbero confinare l’interesse degli italiani solo al cibo e al calcio e disporre così con più facilità di un mercato di 56 milioni di persone.
Si tace per non dover parlare di quei tre peccati che, se fossero stati commessi da un Tremonti, da un Fazio o da un Berlusconi, sarebbero stati additati da tutti come mortali.
Primo. è stata bloccata sul nascere una Opa legittima di una grande impresa italiana verso una grande impresa francese dell’energia, contravvenendo ad ogni logica di mercato. Secondo. In barba ad ogni strategia di privatizzazione e di liberalizzazione si sta cercando di ri-statalizzare una grande impresa privata. Terzo. è sempre più evidente che l’Europa unita interessa solo in funzione di un potere personale.
Pensiamo a quanto successo nel caso delle acciaierie contro una grande impresa indiana, nel caso della Danone contro la Coca Cola e nel caso dell’Edf.
Alcune considerazioni. Perché dovremmo continuare ad accettare inerti il saccheggio delle risorse nazionali dal momento che non servono a favorire l’effettiva nascita di un mercato unico europeo, ma ad assecondare la presunzione di un governo e di un presidente come quelli francesi che hanno come unica logica l’imposizione del nazionalismo ottocentesco? Perché è sbagliato desiderare che nei supermercati italiani le nostre merci non siano sostituite da quelle d’Oltralpe o che le acciaierie che funzionano non siano trasferite dall’Umbria alla Germania? Perché è sbagliato pretendere reciprocità come in un vero mercato unico?
Ma la questione può essere estesa ad altri paesi europei. Pensiamo allo sconcerto che la Polonia non può non provare nei confronti della Germania quando, ad onta della retorica europeista, vede costruire un gasdotto tra Germania e Russia (Paese non Ue) ignorandola. La verità è ben chiara e scomoda: a fronte di sinceri, ma forse un po’ ingenui cantori del mercato unico, vi sono personaggi simili ai signori del Cinquecento che invocavano l’intervento degli stranieri (palesemente anche contro l’interesse nazionale) per accrescere il proprio interesse personale. Stiamo parlando di uomini opportunisti e ideologici, strumenti di interessi neanche troppo celati.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà

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