Il Prefetto di Roma dr. Giuseppe Pecoraro, Commissario delegato per il superamento dell’emergenza ambientale del territorio della provincia di Roma, ricevette il 23 maggio 2012, su incarico del Sottosegretario di Stato Antonio Catricalà, il parere del Dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio che testualmente scriveva: «In conclusione, dall’esame della complessa vicenda, emerge che sull’area su cui ricade il sito di Corcolle (scelta dal commissario come luogo provvisorio di stoccaggio dei rifiuti della città di Roma), non sussistono vincoli specifici, paesaggistici o monumentali tali da impedire la realizzazione dell’intervento in progetto».
Due giorni dopo dall’invio di questa lettera il Prefetto Pecoraro si dimise dalla carica di Commissario e al suo posto venne nominato il Prefetto Goffredo Sottile, con il compito di riesaminare tutte le programmatiche relative lo smaltimento dei rifiuti a Roma.
Siamo arrivati alla fine di novembre del 2012 e la situazione dei rifiuti a Roma si fa sempre più drammatica, perché ogni ipotesi alternativa identificata dal nuovo commissario ha provocato furiose reazioni da parte di comitati dei cittadini che si oppongono ai nuovi siti proposti.
Ma cosa è accaduto in quella settimana di maggio per costringere il commissario Pecoraro a dimettersi e il Governo a rimangiarsi quello che sosteneva con forza sino a pochi giorni prima?
Il Corriere della Sera, con un articolo rimbalzato in tutto il mondo (Gian Antonio Stella, “I cinquemila intellettuali da tutto il mondo contro la discarica accanto a Villa Adriana”, 16 maggio 2012, ndr), uscì proprio in quei giorni con la strabiliante e scandalosa notizia che a Roma si stava ipotizzando di attivare una discarica “a due passi” da Villa Adriana, sito riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.
In poche ore venivano raccolte migliaia di firme e paventato un intervento dell’Unesco per denunciare il Governo italiano.
In realtà si trattava e si tratta di un’enorme bufala mediatica, come dimostrano le due cartine che si vedono in pagina.
Come si può vedere infatti dalle cartine la progettata discarica dista m. 2,340 dal confine di Villa Adriana, m 1250 dalla buffer zone (zona di rispetto imposta dall’Unesco a protezione del sito).
Nei m 1.250 di distanza fra la buffer zone e la cava di Corcolle, passa in rilevato l’autostrada Roma-l’Aquila e altre due strade in un territorio completamente disabitato, pieno di rilievi collinari che raggiungono mediamente la quota di 110 Mt. sul livello del mare, mentre l’altezza massima del progetto non supera mai la quota di 90 metri e quindi tutta l’area di abbancamento è occultata alla vista del sito archeologico come si può facilmente verificare dalla foto pubblicata in questa pagina.
Anche arrampicandosi sulla collina sopra la cava e guardando al di là di altre colline dell’autostrada è impossibile all’orizzonte scorgere Villa Adriana.
Come si legge poi a pag 46 della relazione della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il signor Giuseppe Piccioni amministratore della società agricola del Castello di Corcolle si è scoperto ecologista ed ha impugnato al Tar l’individuazione del sito di Corcolle soltanto quando è risultato chiaro che la società che aveva costituto con altri per realizzare e gestire la discarica, non avrebbe avuto, trattandosi di procedure pubbliche, la certezza di accaparrarsi la gestione stessa.
E le preoccupazioni dell’Unesco?
Dopo aver di persona visitato Villa Adriana e Corcolle ho scritto al Presidente della Commissione nazionale dell’Unesco prof. Giovanni Puglisi che mi ha risposto in data 24 settembre (pubblicata a fondo pagina, ndr): come si può leggere anche la minaccia di un intervento dell’Unesco è stata un’altra bufala mediatica messa in circolo ad arte per demonizzare la scelta di Corcolle.
Il nuovo commissario dr. Goffredo Sottile insiste ora per il sito di Monti dell’Ortaccio.
Purtroppo, come si legge a pag. 51 della relazione della Commissione Parlamentare di cui sopra, gli ingegneri consulenti del commissario Pecoraro avevano già scritto nero su bianco: «Monti dell’Ortaccio risulta adiacente alle discariche di Malagrotta e di Testa di cane. L’area complessivamente presenta un elevato livello di contaminazione e di inquinamento che di per se costituisce fattore escludente non derogabile (…) risulta troppo vicino a frazioni e centri abitati significativi che ne determinano l’inidoneità».
A questo punto sarebbe cosa seria azzerare tutto e riprendere in considerazione tutte le opzioni, compresa quella di Corcolle.
Le altre due alternative, che il Corriere della Sera denuncerà come una scandalosa resa della politica alla irresponsabilità (Sergio Rizzo, “Un primato avvilente”, Corriere della Sera, 21 novembre 2012, ndr), saranno quelle di vedere Roma invasa dai rifiuti o treni speciali partire per la Germania, con il triplo risultato di impoverire gli italiani, arricchire i tedeschi e non risolvere il problema dei rifiuti a Roma, mentre in giro per il mondo sono ancora tutti convinti che il Governo italiano era così folle da voler aprire una discarica a Villa Adriana.