Dovrebbero essere abolite le leggi che richiedono che anche nelle scuole statali non religiose venga recitata una preghiera. È quanto dichiarato dall’Associazione nazionale dei presidi (Nga, che rappresenta oltre 300 mila presidi), come riportato dal Telegraph, secondo cui «le scuole non sono un luogo di culto, ma educativo».
«PREGHIERA NON HA PIÙ SENSO». La legge che regola il sistema scolastico dal 1944 afferma che tutte le scuole inglesi «devono garantire il culto giornaliero collettivo agli alunni, a meno che i genitori obiettino». Nel 1988 venne modificata per specificare che la preghiera doveva essere «all’inizio della giornata». Quattro anni fa, l’Associazione nazionale dei presidi aveva già fatto notare che la preghiera non è più obbligatoria di fatto. Secondo Nga però la legge andrebbe comunque abolita perché la preghiera di una specifica religione in una «società multiculturale non ha senso»: molte scuole non hanno «posto per radunarsi e lo staff spesso non è in grado o non vuole condurre la preghiera».
D’ACCORDO GLI UMANISTI. Dell’intervento dei presidi si è felicitata la British Humanistic Association, di cui fa parte anche Richard Dawkins, promotrice di una campagna per abolire la legge. Gli umanisti si sono accodati alla proposta scandalizzati perché «ci sono bambini, anche di quattro anni, che tornano a casa dicendo ai loro genitori non religiosi che credono in Dio».
La Chiesa di Stato anglicana ha ricordato che la scuola deve aderire alla tradizione inglese lasciando che la preghiera abbia «il suo posto come parte dell’educazione religiosa e spirituale degli alunni. Il culto rimane l’unico momento nelle nostre scuole troppo piene di regolamentati in cui la tirannia dei test e la valutazione costante può essere dimenticata per 15 minuti permettendo che avvenga un coinvolgimento reale».