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Home Giustizia

I misteri del quinto tipo del caso Palamara

Il trojan acceso durante una cena con i parlamentari, ma spento quando il commensale è il procuratore Pignatone. Perché?

Luigi Amicone
25/03/2021 - 1:00
Giustizia, Interni
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Luca Palamara, ex presidente Anm

Cronache dalla quarantena bis / 11

Mettetevi per favore nei suoi panni, Luca Palamara, non interferisco una cippa, sono notizie che ho letto giusto ieri sul Giornale e sul Fatto Quotidiano. Riferisco. Ascoltano Luca Palamara col trojan che intercetta anche i sospiri nella stanza accanto, quando la sera dell’8 maggio 2019 è attavolato all’hotel Champagne con i parlamentari renziani Luca Lotti e Cosimo Ferri, più una cinquina di magistrati di tutto rispetto, componenti del Csm, per decidere chi debba essere il nuovo capo procuratore a Roma dopo l’uscente Giuseppe Pignatone (che tra parentesi è della stessa corrente sindacale di Palamara).

Perché intercettare Lotti e Ferri?

Non dovrebbero intercettare né Lotti né Ferri, perché la legge lo proibisce, sono due parlamentari e senza previa autorizzazione dello stesso Parlamento, non si fa. È fuorilegge. Ma lasciamo perdere cosa fa e cosa dice la legge. Andiamo al sodo. Queste pinzillacchere succedono da trent’anni e il presidente del Csm – che è anche il capo dello Stato – non dice niente adesso così come non dicevano niente i suoi predecessori. Speriamo nel nuovo ministro della Giustizia.

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Ma andiamo avanti. E siamo al giorno dopo, 9 maggio, stessa scena, ma questa volta l’attovagliamento di Palamara è con il suo capo di Procura e compagno di tessera Unicost, essendo in questo caso Palamara il capo di Unicost e sovrano assoluto di ogni foglia che si muove nell’Associazione nazionale magistrati e di lì a cascata nel Csm, nel momento in cui ci sono da decidere le poltrone dei capi delle procure in Italia. Ma anche solo un capo ufficio di Santa Maria Capua Vetere, una promozione in un ministero.

Il trojan ascolta, il trojan non ascolta

Sulla tavola Palamara-parlamentari il trojan ascolta tutto. Sulla tavola Palamara-Pignatone non registra niente. Come mai? Che mistero del quarto tipo sarà? Le perizie hanno escluso ogni malfunzionamento del captatore, minuscolo come uno sputo ma dalle grandi orecchie. Dunque? Dunque, i due erano a tavola con le rispettive signore, non sembrò di interesse per l’autorità giudiziaria registrare le loro conversazioni, era una cena galante, cosa volete che si dicessero di interessante per le indagini i colleghi e amici Palamara e Pignatone? Perciò il trojan è rimasto spento solo durante la cena Palamara, Pignatone e consorte, del 9 maggio 2019. (Pardon, è rimasto spento anche in altra occasione e per soggetti cui accenneremo qui più avanti).

Così, riferiscono Il Giornale e Il Fatto Quotidiano, Raffaele Cantone avrebbe giustificato lo spegnimento del trojan in audizione al Csm a nome e per conto dell’ex procuratore Luigi De Fichi, a cui Cantone subentrò al comando della procura di Perugia nel giugno 2019. Quindi almeno tre settimane dopo l’8 e 9 maggio delle famose cene, l’una registrata, l’altra no.

La cena tra Palamara e Pignatone

Ma c’è un altro problema ancora più complicato del cubo di Rubik del mancato ascolto (ma gli avvocati di Palamara non ci credono) dei due più importanti soggetti della Procura di Roma, attovagliati con le rispettive mogli la sera dopo quelli dell’hotel Champagne. Il rompicapo è questo dice l’avvocato di Palamara e scrivono i cronisti di Travaglio e di Sallusti: ma come ha fatto a sapere e quindi a spegnere elegantemente il trojan l’autorità giudiziaria, se la prima e unica notizia della cena del 9 maggio tra Palamara, Pignatone e signore, emerge in un’intercettazione delle 15.54 di quello stesso 9 maggio ma che secondo le carte è stata ascolta dalla polizia giudiziaria addetta al trojan soltanto il 13 maggio?

Cimici spente

Qui non siamo più neanche nei misteri, ma nei miracoli del quinto tipo. Infine: perché Cantone è stato audito dal Csm? Perché i pm perugini Gemma Milani e Mario Formisano hanno chiesto l’apertura di una “pratica a tutela” per la loro inchiesta sullo stesso Palamara. Accusato di essere stato corrotto da personaggi che hanno pesanti conti aperti con la giustizia. E non stiamo qui a dettagliare, perché, terzo mistero o miracolo insuperabile, succeda questo: anche con i supposti corruttori che avrebbero corrotto Palamara il trojan non avrebbe funzionato. Vuoi perché sono stato così sgamati da tenere costantemente accesa la radio al massimo volume. Vuoi perché ancora una volta l’autorità giudiziaria ha ritenuto non fosse opportuno applicare le cimici a soggetti ritenuti troppo sgamati.

Italia da barzelletta

Adesso io chiudo le pagine di Anna Maria Grieco sul Giornale del 24 marzo 2021, pagina 13. E sul Fatto Quotidiano, autore Antonio Massari, stesso giorno di edizione e alla stessa pagina 13. Fatto ciò, torno a chiedere: illustrissimo presidente del Csm, illustrissimo ministro della Giustizia e Parlamento italiano, va bene che c’è il Covid, le interferenze di Putin e la Lombardia bastarda dentro, ma ce la faremo? E ce la faremo a non presentare l’Italia come barzelletta d’Europa?

Foto Ansa

Tags: anmCsmintercettazioniluca palamara
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