
I grillini raccontano la loro “gita politica”. Parlando di tutto, tranne che di politica
Il pranzo della domenica dei parlamentari grillino è avvenuto di venerdì. È stato difficile anche per il leader del Movimento 5 stelle Beppe Grillo e per gli oltre cento neoeletti presenti non ricalcare il solco della tradizione italiana: discutere di politica, a tavola. E così, con buona pace della truppa di giornalisti al seguito (attrezzati di mezzi “propri” e strumenti del mestiere) i tre pullman carichi di grillini sono partiti di buon’ora da piazzale Flaminio, diretti verso un luogo sconosciuto ai più tra gli stessi passeggeri. Sotto una pioggia battente e fra le stradine sterrate della campagna a nord di Roma, finalmente la spedizione ha raggiunto l’agriturismo “La quiete” nel quale ad attenderli c’era il leader maximo, il re delle piazze e della rete.
Di quanto si siano detti Grillo e i suoi, di quello che hanno mangiato, dell’ammontare del conto pagato e del clima che si è respirato in quella tavolata degna (anche qui) di un ricevimento di matrimonio all’italiana, i giornalisti, arrampicati sui tetti o nascosti dietro a siepi e porte, hanno detto e scritto molto. Ma all’indomani della gita fuoriporta è interessante spulciare le reazioni all’incontro che i diretti interessati hanno affidato ai social network.
Così, accedendo ai profili Facebook dei parlamentari a 5 stelle, si apre un archivio fatto di foto, impressioni, resoconti e commenti alla riunione con Beppe. Se ai deputati Sergio Battelli, Angelo Tofalo e Giuseppe D’Ambrosio deve aver davvero colpito la coda di macchine creata dai giornalisti dietro al loro pullman (documentata con tanto di foto, puntini di sospensione e allusioni nemmeno troppo implicite alla “professionalità” dei cronisti) il calabrese Sebastiano Barbanti ha voluto precisare dal suo account che “non c’è nessuna resa dei conti, non abbiamo bevuto prosecco né mangiato fritto misto. Non ci sono 8 menù né hostess e l’unica security che abbiamo è il buon Maurizio (alto circa 1,70cm per 65kg scarsi) che blocca i giornalisti al cancello dell’agriturismo. Il conto lo paghiamo di tasca nostra e la Ferrari in giardino è del proprietario del locale” rilanciando, con l’occasione, uno dei motti più cari ai 5 stelle: “Ora, lo vogliamo abolire questo finanziamento pubblico ai giornali?”.
C’è chi, poi, come la “portavoce” del Movimento al Senato Ornella Bertorotta, ha voluto sgomberare il campo da qualsiasi dubbio sulla spontaneità della adesione all’invito di Beppe al casolare: “Si parte… tutti noi parlamentari stiamo andando in pullman all’incontro “segreto” con Grillo, che si terrà nel posto “misterioso”… brrrr che paura… brrrrr che attentato alla democrazia… brrrr che mancanza di rispetto nei confronti di non si sa bene chi!!! A scanso di equivoci, nessuno mi ha obbligata a partecipare, difatti chi ha ritenuto di non voler venire non viene, e nessuno lo fustigherà per questo… vado perchè mi fa piacere e perchè lo ritengo utile, nella misura in cui ritengo il confronto sempre utile”. E ancora, a rafforzare il concetto con i caratteri cubitali: “Nessuno mi ha costretta a fare o dire nulla su cui non fossi d’accordo, e dubito fortemente che questo all’interno del M5S accadrà mai, se succedesse sarei la prima a denunciarlo. In conclusione, è vero che non ho idea su dove si terrà l’incontro, ma non dovendo guidare ed essendo interessata a partecipare, che si svolga a Roma, Milano, Berlino o Tokyo in che modo dovrebbe coinvolgermi?” Infine l’auspicio: “Bah, speriamo l’autista guidi in maniera rilassata e non prenda troppe buche, che vorrei provare a rilassarmi un attimo!!!”. Tutti tranquilli allora: niente forzature, niente sette, nessun microchip sottopelle, nessun metodo alla Scientology. Solo volontà propria.
C’è anche chi non ha raccolto l’invito di Grillo e ci tiene a giustificare la propria assenza mostrando l’“agenda” degli impegni già presi. La deputata sarda Emanuela Corda, per esempio, dopo aver chiarito il suo disgusto “non mi piace essere inseguita dai giornalisti come una “bestia rara””, precisa che preferisce “attendere il resoconto” dei suoi colleghi deputati anziché “dover essere costretta a far parte di un reality show”. E poco importa se il senatore Mario Giarrusso denuncia “un attacco di inusitata violenza e senza precedenti nella storia della repubblica” corredandolo delle “cannonate e coltellate che ogni grillino è costretto a subire giornalmente” per rendere meglio l’idea dell’assedio. Alla fine anche lui si mostra soddisfatto di come sono andate le cose all’agriturismo “La quiete”: “Dopo una buona libagione ed un buon caffé, ci siamo riuniti per discutere e fare il punto della situazione. Ed è stato un dibattito vero, franco e leale, dove ognuno dei partecipanti ha espresso la propria opinione senza timori e senza alcuna acredine o preclusione”.
Folklore a parte però, i grillini social sembrano concordare sul messaggio da diffondere all’esterno: la riunione di ieri è stata la prima dopo l’insediamento, è servita per confrontarsi su questioni già discusse, per tracciare un parziale bilancio di quanto fatto fino ad ora e per trovare un accordo sulla linea da seguire per la prossima elezione del presidente della Repubblica.
Nel frattempo, Beppe Grillo e il suo staff hanno garantito che riunioni di questo genere avverranno tutti i mesi, per il tempo a seguire. La tentazione di individuare l’aspetto sadico della circostanza è dietro l’angolo, quella di pensare che in fondo la logica catulliana dell’“odi et amo” grillino nei confronti del circolo mediatico sia all’apice della sua realizzazione pure. Di sicuro c’è, per adesso, che ai giornalisti spetterà ancora una volta l’ingrato compito di accodarsi ai pullman a 5 stelle. Come in un perfetto funerale, come in quei film di De Sica, come nell’Oro di Napoli. All’italiana.
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