I ‘fusi orari’ lavorativi del ministro Ferrero

Di Bracalini Paolo
08 Giugno 2006

Molto ottimismo per niente, il presidente di turno dell’Ue sperava di arrivare al compromesso sull’orario di lavoro in Europa ma i ministri si sono salutati senza aver concluso nulla dopo una notte di consultazioni. Sul tavolo, un testo della presidenza austriaca che stabilisce la possibilità di limitare a 48 ore settimanali, con deroghe fino a un massimo di 55 ore, l’orario di lavoro in Europa ai fini di armonizzare le condizioni dei lavoratori.
«Siamo lontani miglia da un accordo, entrambe le parti non hanno nessuna volontà di conciliare, non vedo chance di accordo» dice il ministro dell’economia austriaco. L’impasse si concentra su una clausola del Regno Unito e di altri paesi che permette ai dipendenti di lavorare più delle 48 ore previste, opzione ritenuta fondamentale dagli inglesi per la competitività. Londra non vuole rinunciare. Francia e Svezia guidano i paesi contrari a questa opzione, sostenendo la proposta di Bruxelles di eliminare la clausola per sette anni. Tra questi l’Italia. Il ministro Ferrero ha detto che sulla proposta di direttiva europea sull’orario di lavoro «l’Italia cambia posizione rispetto al precedente governo». «Ci allineiamo con le posizioni mediterranee di Grecia, Francia e Spagna. L’orario di 48 ore riflette una flessibilità estremamente rilevante». Per il resto, ferie.

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