«I cristiani siriani devono scegliere tra due morti: sotto le bombe o abbandonando la propria terra»

Di Leone Grotti
15 Aprile 2013
La testimonianza dell'arcivescovo maronita di Damasco Samir Nassar.

I cristiani in Siria «devono scegliere tra due calici amari: morire o partire». L’arcivescovo cattolico maronita di Damasco Samir Nassar spiega così a Fides come si sentono i cristiani nella terra sconvolta da oltre due anni di guerra civile tra i ribelli e il regime di Bashar al-Assad.

DUE MODI DI MORIRE. Tra i bombardamenti, le operazioni dei cecchini, la mancanza di medici, quasi tutti scappati, e la malnutrizione l’arcivescovo racconta che i cristiani devono scegliere tra la morte e «un altro modo di morire», più lento: abbandonare la propria terra. La Chiesa è «diventata un muro del pianto, a cui tutti si rivolgono per chiedere protezione e aiuto nella ricerca di un visto per partire». I cristiani sono angosciati dalla «indifferenza e il silenzio mondiale davanti al loro lungo e triste calvario. Sono abbandonati, destinati alla morte senza poter fuggire, i consolati sono chiusi da un anno e mezzo».

DILEMMA DELLA CHIESA. Le persone più ricche in questi due anni hanno già lasciato la Siria, mentre i poveri che non possono permetterselo cercano un modo per andarsene o sono rassegnati a restare, rischiando la vita. Per Nassar, questo pone anche i sacerdoti davanti a un dilemma: «Consigliarli di restare potrebbe condurli alla morte come un agnello muto davanti al macellaio. Il nostro martirologio non fa che allungarsi… Aiutarli a partire significa invece svuotare la Terra Biblica dei suoi ultimi cristiani». Il dilemma, conclude l’arcivescovo, può risolversi solo affidandosi al «cuore di Dio» e alle sue parole che «non deludono mai: “Non abbiate paura, io sono con voi”».

@LeoneGrotti

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