Articolo tratto dall’Osservatore romano – «L’Europa ha un’intrinseca debolezza che la rende incapace di vedere la sfida in atto. Questa sua debolezza nei confronti del problema delle nuove guerre di religione deriva dall’aver dichiarato guerra alla religione e alla religione cristiana in particolare». L’arcivescovo-vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, sintetizza così il dato centrale del settimo Rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo, realizzato dall’Osservatorio cardinale Van Thuân in collaborazione con il Movimento cristiano lavoratori, presentato ieri a Roma.
Già nel suo titolo — «Guerre di religione, guerra alla religione» — è ben evidente l’elemento caratterizzante delle oltre duecento pagine di documentazione che passano in rassegna i fatti avvenuti nel mondo — l’anno preso in considerazione è il 2014 — evidenziando anche i principali cambiamenti geopolitici e economici, prestando attenzione all’azione della Santa Sede e al magistero sociale di Papa Francesco. «Le guerre alla religione e la guerra alla religione, secondo noi, caratterizzano il momento presente. Avremmo voluto essere smentiti dai fatti. Avremmo voluto aver sbagliato titolo. Ma i gravissimi attentati di Bruxelles hanno, purtroppo, confermato che avevamo visto giusto. Non è una conferma gradita. Ma la realtà si impone con una sua propria forza», ha aggiunto Crepaldi.
Gli atti di violenza e di persecuzione messi in atto da Boko Haram in Nigeria, la violenza jiadhista in Medio oriente e in Africa, uniti ad altri innumerevoli fatti di cronaca, accaduti nei vari continenti lungo tutto il 2014, attestano che è in corso un ritorno delle guerre di religione. «Rimane indubbio che oggi, in questi casi acuti, il fattore religioso è quello che fa da sintesi a tutti gli altri», sostiene il direttore dell’Osservatorio, Stefano Fontana, per il quale non si è davanti a una «guerra dichiarata, convenzionale, con uso di armi e strategie militari. È un conflitto, una lotta tramite leggi, licenziamenti, intimidazioni, uso dei media, destinazione di ingenti risorse alla propaganda contro la religione cattolica e i suoi presupposti». Infatti, mentre «le guerre di religione sono dislocate nelle aree caratterizzate dai califfati» esiste una guerra alla religione «attuata soprattutto nell’Occidente e, in particolare, in Europa». In questo senso, ha aggiunto «l’Occidente è troppo preso dalla sua guerra interna alla religione per potersi occupare delle guerre di religione in Siria o in Nigeria. È troppo preoccupato di recidere i propri legami con la religione proclamando l’indifferenza alle religioni, indebolendosi e rendendosi non più capace di difendere nel mondo nemmeno il diritto alla libertà di religione, che in un certo senso è una sua creazione».