
Guerra al relativismo in punta di verità
Le immagini terrificanti della decapitazione di Nick Berg sono senza pari. Quei pessimi marines che hanno reso famigerata la prigione di Abu-Ghraib, hanno perso i connotati dei liberatori per assumere quelli dei vendicatori. Da ultimo nella cronaca – nella notte tra domenica e lunedì, a Nassiriya, per difendere la base italiana “Libeccio” – la morte del nostro caporale Matteo Vanzan. Tutte le vittime della violenza ci impietosiscono e ci commuovono profondamente; tuttavia, non devono confonderci, pena l’esser cadute invano. È chiarissimo il documento Erga migrantes caritas Christi (“La carità di Cristo verso i migranti”, appena pubblicato), nel quale Giovanni Paolo II sconsiglia i matrimoni misti e vieta ai parroci di affittare oratori e luoghi di culto agli immigrati islamici. Renato Farina (“Il Papa: con l’islam, buoni non stupidi”, Libero, 16 mag.) saggiamente commenta: «Doveva essere il Papa a ricordarci che la carità e l’accoglienza – obblighi della nostra umanità – non sono sentimenti di panna montata, ma hanno il nerbo della verità. Anche questo è misericordia».
Che in Occidente la guerra al relativismo – ovvero al pensare che non esista una verità da difendere – sia una guerra vera e concreta, pur senza colpi di mortaio, è dimostrato negli interventi di un uomo di Chiesa, come il cardinale Ratzinger e di un laico, il presidente del Senato Marcello Pera. La chiarezza e la decisione di questi interventi sono il nostro Commento alla situazione così drammatica che viviamo.
COMMENTO
Joseph Ratzinger, Ratzinger, “L’Occidente che fu e quello che sarà”, Il Foglio, 14 maggio
«L’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di compassione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. La multiculturalità sicuramente non può sussistere senza rispetto di ciò che è sacro. Certo, noi possiamo e dobbiamo imparare da ciò che è sacro per gli altri, ma proprio davanti agli altri e per gli altri è nostro dovere nutrire in noi stessi il rispetto davanti a ciò che è sacro e mostrare il volto di Dio che ci è apparso – del Dio che ha compassione dei poveri e dei deboli, delle vedove e degli orfani, dello straniero; del Dio che è talmente umano che egli stesso è diventato un uomo, un uomo sofferente, che soffrendo insieme a noi dà al dolore dignità e speranza».
Marcello Pera, “Per un jihad giudeo – cristiano”,
Il Foglio, 14 maggio
«Mentre noi consentiamo che accanto alle chiese delle nostre parrocchie fioriscano moschee, nella stragrande maggioranza dei paesi musulmani non è concesso costruire una chiesa. Peggio, mentre i musulmani non consentono la reciprocità dei nostri principi e valori, noi ci concediamo la decostruzione relativistica di quegli stessi principi e valori e teorizziamo il dialogo. Un esempio di questa debolezza è nel modo in cui è si è negativamente risolta la questione del richiamo alle radici cristiane nel preambolo della Costituzione dell’Europa unita. È vero che la maggior parte delle nostre conquiste derivano, positivamente o criticamente, dal messaggio di Dio che si è fatto uomo (…). E allora, perché è andata così? Nell’era del relativismo trionfante il vero non esiste più. La missione del vero è considerata fondamentalismo, e la stessa affermazione del vero fa paura o solleva timori. Non sto chiedendo il rifiuto del dialogo. Sto chiedendo un’altra cosa, che è più fondamentale: sto chiedendo la consapevolezza che il dialogo non serve a niente se, in anticipo, uno dei dialoganti, dichiara che una tesi vale l’altra».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!