La convivenza tra greci e migranti è sempre più difficile sull’isola di Lesbo. La maggior parte di loro, 5.200 persone, vive nel campo di Moria, che potrebbe ospitarne al massimo 2.200, secondo l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr). Il 40 per cento dei residenti nel campo è costituito da minori, 360 dei quali non accompagnati. Altri 2.000, vista la mancanza di spazio, vivono nell’Oliveto, che al di là del nome poetico, è un insieme di baracche sparse per un campo infestato da topi e serpenti.
«CONDIZIONI DI VITA INDECENTI»
In tutto l’isola di Lesbo ospita 7.400 migranti. E anche se non si registrano più i picchi del 2015, quando dalla Turchia arrivavano fino a 5.000 persone al giorno, dall’altra sponda del Mar Egeo partono ogni giorno cinque o sei barconi. «La situazione è incredibilmente difficile per i migranti e spesso le condizioni di vita sono indecenti», spiega al Figaro Renata Rendon, in missione sull’isola per conto dell’Ong Oxfam. «Parlo degli alloggi, della mancanza di informazioni sulle procedure [di richiesta d’asilo], dell’accesso alle cure mediche o del sostegno psicologico. Ci sono persone sopravvissute a torture, guerre, violenze ma quando arrivano qui continuano a sentirsi in pericolo e nell’incertezza».
Scappato dal Camerun dove afferma di essere stato accusato ingiustamente di far parte di una milizia armata e quindi braccato, Mohamed per evitare di restare nel campo prende tutti i giorni un autobus strapieno verso Mitilene. In città ha poco o niente da fare e passa la giornata alla ricerca dell’ombra o dell’aria condizionata. Come lui, tanti altri migranti girano per la meravigliosa cittadina in cerca di un’occupazione.
«I TURISTI NON VENGONO PIÙ»
La loro presenza, si lamentano i commercianti dell’isola che vivono di turismo, fa scappare i clienti. Se Lesbo nel 2018 è stata visitata da 63 mila persone, è ancora lontana dalla soglia di 75 mila turisti all’anno che si registrava prima del 2015. «Non ci sono più turisti, è semplice», si lamenta Panos. «Quest’anno sono arrivate solo cinque navi da crociera contro le 30 di qualche anno fa. Gli europei preferiscono andare altrove per evitare i rifugiati, anche i turchi scarseggiano a causa del corso negativo della Lira».
Ormai i migranti «sono diventati troppo numerosi», continua. «Hanno fatto irruzione nel mio negozio per rubare tre volte e ho dovuto installare delle telecamere. La verità è che l’Unione Europea dovrebbe mostrarsi più solidale e prendere più migranti». La speranza di Panos è in realtà irrealizzabile: il 75 per cento dei migranti che si trovano a Lesbo provengono dall’Afghanistan e solo quando la loro domanda di asilo politico sarà esaminata potranno eventualmente lasciare l’isola per un altro paese.
I tempi per le pratiche però sono lunghi e il sistema greco non è rinomato per la sua efficienza e celerità. Intanto con l’arrivo del caldo estivo «la situazione nel campo profughi rischia di deteriorarsi ancora di più», si preoccupa Rendon.
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