

Non tutti gli imperi del web possono lamentarsi per la crisi economica. Se Facebook è in calo costante, chi può dirsi soddisfatto degli ultimi affari on-line sono Amazon e Google: gli introiti sono elevati nonostante tutto, le possibilità di aumentarli anche. La Publisher Association inglese ha paragonato i guadagni della ditta di Jeff Bezos nei primi mesi del 2012 a quelli dell’anno precedente. Risultato: 188 per cento in più di ebook venduti – a fronte di una diminuzione di 0,4 per cento nelle vendite degli antenati di carta -, portando dritto a Seattle svariati milioni di pound. D’altronde, ci sarà pure un motivo se Jeff Bezos detiene il 65 per cento del mercato del libro digitale.
LE MAPPE DI AMAZON. E Google? Beh, l’azienda di Eric Schmidt non se la sta passando benissimo, almeno non all’altezza di quegli standard che l’avevano resa la più potente macchina produttiva dell’economia web. Con Amazon è guerra fredda, e Google rischia grosso. Jeff Bezos, mesi or sono, aveva acquisito UpNext, un programma che permette di ricreare mappature 3D al modo di Google Maps. L’obiettivo? Installare nei nuovi Kindle Fire e Kindle Fire HD – in uscita a dicembre in America – il programma The Amazon Maps API, spodestando quindi il monopolio di Google Maps, fortemente ancorato all’azienda della Silicon Valley.
I LOVE SHOPPING. Amazon sta superando Google anche nella vendita di prodotti online. Google Shopping è la piattaforma digitale ove le aziende possono inserire i propri listini, e permettere, a chiunque faccia una ricerca, di avere una lista completa dei siti dove acquistare ciò che si desidera. Ma non è facile gestire una piattaforma simile, tanto che Google Shopping è presto diventata un inferno confusionario di dati falsati e listini incompleti: per gestire questo gran putiferio, l’azienda ha dovuto mettere un filtro. Ovvero i soldi. Per iscriversi alle liste infatti bisogna pagare, così da garantire un servizio di qualità. E Amazon? Tanto per non farsi mancar nulla ha deciso di fornire un simile servizio a costo zero, contenendo i disagi dall’incredibile afflusso di dati con un sistema di categorie e con un controllo attento dei dati di listino. Così il gioco è presto che fatto: il traffico internet si sta spostando verso Amazon. Un terzo della ricerca a fine lucrativo avviene proprio sul motore di ricerca di Bezos, insieme al 13 per cento della ricerca generica.
LA VENDETTA DI GOOGLE. Ma come in ogni bel film di spionaggio, si aspetta ancora il colpo di scena finale. Prendiamolo a narrarlo dalla lontana. Barry Diller, creatore della Fox, del Daily Beast, proprietario del Newsweek di altri gioiellini ben descritti da Mattia Ferraresi su Il Foglio, per spezzare il predominio di Amazon sugli book si è unito a Scott Rudin, produttore che sta dietro ai film Non è un paese per vecchi e The Truman Show. E hanno fondato così Brigthline. Il progetto: potenziare il mondo ebook con tecnologia più sofisticata basata su devices multimediali complessi e potenti, molto diversi dalla consueta trasposizione pub del libro cartaceo. Brightline ha le idee chiare, ma gli mancano sviluppatori adeguati. Si fonde allora con Atavist, e con quei tre genieri di Evan Ratliff, Jefferson Rabb e Nicholas Thompson. E indovinate chi è stato il primo finanziatore del gruppo Atavist? Ovviamente Eric Schimdt, chair di Google.
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