Gnosi e ateismo hitleriani

Di Bobo
16 Febbraio 2006
Eric Voegelin, Hitler e i tedeschi, ed. Medusa, pagg. 262, euro 24

Da dove è sbucato Hitler? Cosa gli ha permesso di soggiogare un popolo colto e civile? Eric Voegelin, uno dei più lucidi filosofi della politica del Novecento – forse per questo uno dei meno tradotti in Italia – spiega in queste lezioni tenute a Monaco nel 1964 che non ci si può sbarazzare della domanda considerandolo un pazzo che ha imposto la sua follia a una società avversa, perché «avendo ottenuto successo, egli ha dimostrato senza ambiguità la natura ignobile del mondo che gli ha permesso di avere successo»; e nemmeno un fenomeno dello “spirito tedesco”, dal quale gli altri sarebbero immuni. Il nazismo cresce infatti sulla medesima radice della modernità: l’ateismo e la gnosi. L’ateismo, perché «l’uomo è “imago dei”. Il rifiuto del divino è sempre seguito da una disumanizzazione. Non è possibile negare la propria divinità senza negare la propria umanità». La gnosi, perché inevitabilmente qui si innestano progetti di edificazione di una realtà nuova, costruita “a misura d’uomo” (quale?) da qualcuno che pretende di conoscere (di qui la “gnosi”) il segreto ultimo del mondo e della storia. Dunque, via il Dio che ama gli uomini così come sono, ne appaiono inevitabilmente altri che pretendono di forgiare per loro un'”umanità” nuova. Solo un problema tedesco di ieri?

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