
Gli uomini di Chavez «hanno violato la Costituzione. Il Venezuela voti tra un mese»
Rinviato il giuramento per il nuovo mandato presidenziale in Venezuela: Hugo Chavez può «prendersi tutto il tempo di cui ha bisogno» per recuperare dalla malattia. Così ha deciso l’Assemblea nazionale, permettendo al “caudillo” nazionalsocialista, rieletto presidente della Repubblica per la quarta volta ad ottobre 2012, di posticipare ad una data successiva a quella del 10 gennaio (prevista dall’articolo 231 della Costituzione, ndr) il giorno in cui giurare e assumere i pieni poteri. Il giuramento, inoltre, avverrà davanti alla Corte Suprema di Giustizia e non all’Assemblea nazionale. Chavez sta ancora scontando a Cuba i postumi dell’ultima operazione subita per curarsi dal tumore che lo ha colpito e c’è chi dice che sia addirittura in fin di vita. La richiesta è stata presentata dall’attuale presidente dell’Assemblea Diosdado Cabello, tramite una lettera firmata da Nicolas Maduro, vicepresidente della Repubblica, che invocava l’articolo della Costituzione che prevede la possibilità del rinvio.
VIOLATA LA COSTITUZIONE. Ha prevalso dunque la «tesi della continuità», quella sostenuta dal governo, secondo la quale «non è necessario che il presidente sia presente il 10 gennaio per rinnovare il mandato e continuare ad esercitare i poteri», spiega a tempi.it Carlos Vecchio, coordinatore nazionale della forza di opposizione Voluntad Popular, che però non è d’accordo con la decisione. «Perché un nuovo periodo costituzionale possa iniziare è indispensabile il giuramento con cui il presidente della Repubblica assume temporalmente l’incarico – spiega Vecchio – e per farlo serve che il presidente torni in Venezuela. Se così non è avvenuto, allora significa che il governo ha violato ciò che è stabilito dalla nostra Costituzione. Questa è la nostra posizione di fronte al governo».
ELEZIONI IL PRIMA POSSIBILE. La soluzione auspicata dalle forze di opposizione, e prevista dalla Costituzione all’articolo 233, è quella che vorrebbe l’intervento di una commissione di medici, nominata dalla Corte Suprema e approvata dall’Assemblea, per stabilire le reali condizioni di salute del presidente Chavez; qualora dovesse effettivamente risultare la sua «invalidità permanente fisica o mentale», a quel punto, l’Assemblea dovrebbe rimuovere Chavez dall’incarico, ritirare il mandato e indire nuove elezioni presidenziali nell’arco di trenta giorni. Anche i vescovi hanno diffuso un comunicato chiedendo che le «vere» condizioni di Chavez siano verificate da «una commissione di medici imparziale».
UN PAESE PIU’ LIBERO. Qualora si dovesse tornare a votare, l’opposizione sarebbe unita? «Sì, senza dubbio», dice Vecchio. «La Mesa de la Unidad Democratica y de la Alternativa Democratica Venezolana (così si chiama il cartello che raccoglie l’opposizione, ndr) presenterà un candidato unitario». E il programma? «Sarebbe quello con cui abbiamo combattuto durante l’ultima campagna presidenziale: dopo quattordici anni di governo concentrato sul mantenimento del potere, sfrutteremo le rendite petrolifere per superare la povertà e la disoccupazione». E inoltre, prosegue Vecchio, ci «impegneremo per la difesa del diritto alla vita; bisogna rendere il Venezuela un paese sicuro come, per il momento, purtroppo non è, siamo uno dei paesi più pericolosi del continente». Altro punto importante del programma è poi lo sviluppo dell’industria, attraverso una maggiore integrazione del paese sia con gli altri paesi del Sud America sia attraverso l’apertura e gli scambi con gli Stati Uniti, «nel pieno rispetto e interesse, si intende, del Venezuela, a beneficio del nostro paese e della gente».
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