
«Gli amici non sono un trampolino» Questa dovrebbe studiarsela Casini
´ «Non serve un nuovo partito, ma un partito nuovo», dice Piero Fassino (o Fassino Piero?) su Repubblica (9 ottobre).
Va rispettosamente fatto osservare al segretario Ds che al terzo ossimoro, si considera sega.
´ «Ma chi è Gitti? Che cosa vuole? Ma ci lasci in pace», dice Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds, a Repubbica (9 ottobre).
Ma come «chi è Gitti?». Ma è il cognato di Giovanni Bazoli. S’inchinino i Ds con i loro strapelati tentativi di farsi una banca.
´ «Non scrivo quando ho l’ispirazione», dice Giorgio Faletti a Repubblica (9 ottobre).
Chi si crede di essere? Veltroni?
´ «Gli amici non sono l’equivalente di un trampolino», dice Mariella sull’Observer (8 ottobre).
Ecco una frase che si dovrebbe studiare bene Pierferdinando Casini.
´ «Sono obiettivi di cui essere orgogliosi, ma non siamo capaci di “venderli” bene», dice Antonio Di Pietro a Repubblica (9 ottobre).
Come si vende bene un obiettivo orgoglioso? Ci si fa pagare in contanti in una scatola di scarpe?
´ «L’idea più intelligente che ho sentito da anni, così come la più buffa. È un servizio che fa strillare il tuo cellulare quando viene rubato e continua a strillare anche se la carta sim è rimossa», dice Victoria Coren sull’Observer (8 ottobre).
Ci sarebbe qualcosa di simile anche per furti perpetrati via Finanziaria?
´ «Sei lettere, con classifica riservato, documentano la copertura offerta al Sismi dal vecchio e dal nuovo governo nell’affare Abu Omar», dice Carlo Bonini su Repubblica (12 ottobre).
La letterà è riservata? Ma fino a un certo punto: perché grazie alla bravura dei cronisti repubblicani te la potrai leggere anche tu. Bravissimi i cronisti. Ma bravina anche la Procura di Milano.
´ «E se uno stato fa la guerra perché non dovrebbero gli individui sentirsi autorizzati a tenere il loro privato combattimento?», dice Gabriele Polo sul Manifesto (12 ottobre).
Chi è il colpevole degli stupri a Roma? È elementare, Watson! Donald Rumsfeld.
´ «Gli italiani hanno il diritto di sapere se i parlamentari che hanno eletto sono tossicodipendenti o meno», dice Pierferdinando Casini sul Corriere della Sera (12 ottobre).
No, non fateci caso. Se Pierferdi assume toni da giustiziere della notte è perché un suo carissimo amico, praticamente un fratellino gemello l’ha lasciato, farneticando su improbabili progetti. E Casini vorrebbe tanto sapere se era sotto l’influenza di qualche stupefacente.
´ «Il mito di uno scontro di civiltà tra Occidente e Oriente è una delle idee più pericolose degli ultimi anni. Ha causato molte morti», dice Orhan Pamuk a Repubblica (13 ottobre).
Molti morti li ha provocati anche un mito dello scontro dell’aereo con il grattacielo.
´ «Come si può riequilibrare il rapporto a favore dei giornali in Italia, l’unico Paese al mondo in cui la pubblicità televisiva (53,6 per cento) supera quella di tutta la carta stampata», chiede Giovanni Valentini su Repubblica (14 ottobre).
Sì, e gli italiani comprano anche pochissimi quotidiani. Forse Visco potrebbe obbligarli ad acquisirli come faceva Radetzky col tabacco e i milanesi.
´ «Mangiare non è una funzione attraente – le buone maniere fanno apparire questa procedura essenziale un po’ più attraente», dice Victoria Mather sul Guardian (13 ottobre).
Se al posto di “mangiare” si mette “preparare una finanziaria”, questo diventa un consiglio prezioso per la banda dei disadattati: Padoa Schioppa, Prodi e Visco.
´ «Non ci ruberete il futuro», dice lo striscione “No Tav, no Mose, no Ponte sullo stretto” sulla Stampa (15 ottobre).
No, non glielo ruberete. Ci penseranno da soli.
´ «Ci sono imprese che utilizzano questi soldi come forma impropria di autofinanziamento», dice Massimo D’Alema al Corriere della Sera (14 ottobre).
Che crepino! Questa linea di mandare a gambe all’aria più imprese possibile sembra ispirare molto l’attuale governo che appena può cerca di buttarle giù in borsa: da Autostrade a Telecom Italia, da Mediaset ad Alitalia.
´ «Proverei orrore nel dire che uso la cultura per la politica», dice Walter Veltroni alla Stampa (12 ottobre).
Sono frasi come queste che mi spingono ogni volta che leggo un rigo di prosa veltroniana a farmi una dose d’insulina per prevenire il diabete.
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