Giustizia allo sbando globale

Di The Silver Team
21 Novembre 2002
Siete stati invitati al gran ballo dei no global e degli apparati giudiziari del triangolo Milano-Perugia-Palermo?

Siete stati invitati al gran ballo dei no global e degli apparati giudiziari del triangolo Milano-Perugia-Palermo? Noi no. Hanno fatto tutto senza di noi. E, se, anche, del caso, avremmo respinto l’invito. I primi, i no global, possono esserci anche simpatici. Le immagini in televisione, i cortei colorati, i bambini, i balletti in strada con le carrozzine, lo sguardo furbetto di chi innalza striscioni alla pace per farsi le guerre interne di partito. Insomma un bel mondo vario, colorato. I secondi no. Le toghe, l’aria arcigna e compresa nel ruolo, il chiuso delle camere di consiglio, l’aperto che più aperto non si può del segreto istruttorio, il martelletto che invece di dartelo sulla capoccia te lo calano sull’anima. Simpatici o antipatici che siano, nutriamo per entrambi una profonda, irriflessa, viscerale avversione. I no global ci rubano il futuro. Proponiamo che ogni bambino che nasce, ogni giovane studente, ogni giovane coppia, possa prenotarsi presso un ufficio appositamente costituito, ad appioppare a rappresentanti no global e portavoce vari tre o quattro metaforici ceffoni, a futuro titolo di risarcimento e soddisfazione morale. Secondo la vulgata no global, infatti, qualsiasi attività nasca sotto il cielo d’Occidente, qualsiasi intrapresa personale, qualsiasi avventura aziendale, qualsiasi operazione economico-finanziaria, qualsiasi acculturazione di sapere e di tecnicalità, non può che ingrossare il mare dello sfruttamento globale, dell’impoverimento dei poveri più poveri, della contaminazione delle coscienze personali con l’egoismo ormai non più di classe, bensì planetario. Secondo un linguaggio molto local, ma non per questo meno efficace, questo significa “spararsi nei maroni a prescindere”. Che razza di vita è? I magistrati del triangolo Milano-Perugia-Palermo ci rubano il passato. Proponiamo che, ad ogni adulto sopra i quarant’anni, sia riconosciuto il diritto al non metaforico spernacchio a titolo retroattivo di risarcimento e soddisfazione morale. Secondo la vulgata magistrale ogni azione, intrapresa aziendale, mossa economico finanziaria, ogni costruzione di futuro, insomma, si sarebbe inscritta in una cornice di corruzione e di illegalità istituzionale. Credevamo di contribuire, con il nostro interessarci di politica, di votare, promuovere movimenti e opinioni civili, nessi e rapporti sociali, alla crescita del paese nel benessere e nella democrazia. Stavamo nutrendo la bestia omicida della corruzione di Stato. Secondo un linguaggio non in punta di diritto, ma non per questo meno efficace, questo significa “tagliarsi i maroni, anche a prescindere”. Che razza di vita è stata? L’ideologia non solo ti ruba il passato, non solo ti ruba il futuro, ma ti rende invivibile il presente. Abbiamo detto che non vogliamo ballare: perché continuate a pestarci i piedi? L’unanimità delle reazioni alla sentenza di Perugia (dall’ultimo dei cittadini al Presidente Ciampi) si spiega solo con l’insopportabilità e l’evidenza antiumana di una giustizia che vuole portare sul banco degli imputati tutti noi e la nostra stessa vita. Andreotti non è colpevole e noi in tutti i nostri anni di onorata passione civile non ci siamo macchiati del reato di favoreggiamento. Questo sia chiaro. L’onorevole Andreotti, subito dopo la sentenza di condanna, ha dichiarato di avere rispetto e nutrire ancora fiducia nella magistratura. è il suo ruolo di imputato: lo regge con coraggio e dignità e ciò gli fa onore. A tutti noi spetta di operare in tutte le sedi per una reale, indifferibile, riforma del sistema giudiziario.

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