Giornalisti dell’Unità senza stipendio da sette mesi chiedono l’intervento del Pd, «il partito dei lavoratori»

Di Chiara Rizzo
20 Agosto 2013
Con una lettera aperta i collaboratori del quotidiano denunciano i mancati pagamenti di sette mensilità a fronte di regolari prestazioni: «Calpestati i più elementari diritti»

Curioso contrappasso per il giornale sotto la cui testata ancora oggi si legge “quotidiano fondato da Antonio Gramsci” e di cui è proprietario anche il partito che della tutela dei lavoratori fa il proprio punto di forza: ma all’Unità proprio i collaboratori non percepiscono lo stipendio da sette mesi. Lo ha denunciato lo stesso coordinamento dei collaboratori del giornale ieri sera con una lettera aperta inviata al segretario del Pd, Guglielmo Epifani, a tutti i parlamentari e ai dirigenti del Pd chiedendo «con forza di porre fine a questa vergogna».

LAVORARE “GRATIS”. Nella nota si apprende che «i lavoratori dell’Unità, dopo diversi tentativi si appellano al Pd perché ristabilisca i loro più elementari diritti: attualmente si vedono privati di sette mensilità delle loro retribuzioni, che l’azienda pare non avere alcuna intenzione di saldare. Si parla di cifre che, per ogni collaboratore, arrivano fino a 9mila euro. L’ultimo pagamento è avvenuto a maggio e riguardava il mese di novembre 2012».
Da allora in poi, più nulla, a fronte però di un lavoro regolarmente svolto dai giornalisti, in pratica, gratuitamente. Si tratta per altro di una querelle che continua di fronte a situazioni sempre più difficili. Proprio a luglio infatti sono state chiuse le redazioni locali di Bologna e Firenze, e in quell’occasione il coordinamento dei collaboratori della testata ha denunciato come «i collaboratori coordinati e continuativi, mascherati da collaboratori occasionali, che negli ultimi tre anni hanno prestato il loro lavoro quotidiano al giornale di Gramsci nelle redazioni di Bologna e Firenze, verranno spazzati via senza alcuna tutela».
In conseguenza della chiusura delle testate locali, gli altri collaboratori hanno dovuto proseguire aumentando il loro impegno, e permettendo la regolare uscita in edicola e la pubblicazione on line degli articoli. «Da tre mesi – scrivono nella nota – non riceviamo nessun pagamento, nonostante quotidiane sollecitazione all’azienda e all’amministratore delegato Fabrizio Meli».

MISURA COLMA. Adesso però i collaboratori non ci stanno più e hanno deciso di mettere alle strette il partito dei lavoratori: «Non riteniamo possibile che il Pd stia a guardare mentre un’azienda di cui è azionista affama i suoi lavoratori e nega loro il diritto basilare e imprenscindibile della retribuzione del lavoro svolto. Chiediamo che il partito si attivi immediatamente perché vengano saldati i debiti della società Nie (editrice dell’Unità, ndr.) nei confronti dei collaboratori. Un partito che fa dei propri valori fondanti la difesa del lavoro non può permettere che proprio un’azienda di cui è azionista calpesti in modo così plateale i suoi lavoratori».
Chissà cosa ne penserebbe Antonio Gramsci. Dopo tanta pazienza, ora i giornalisti dell’Unità hanno le idee chiare: «Se non avremo delle risposte celeri e non ci sarà una pronta risoluzione della vicenda, nostro malgrado e con rammarico, saremo costretti a concludere che il Pd non ha interesse a difendere i diritti dei suoi stessi lavoratori, che operano in una delle realtà più vicine al partito che ha vincoli di azionariato e di vicinanza politica con la testata. Sarebbe un comportamento vergognoso che siamo sicuri che il Pd non vorrà mettere in pratica».

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2 commenti

  1. francesco taddei

    ma perchè nell’era dell’informazione in tempo reale e della possibilità per tutti di fare informazione con un telefonino dobbiamo avere dei mantenuti?

  2. Eugenio

    Tanto cosa ne fanno del giornale di partito. Oramai hanno “Famiglia cristiana” e non gli costa niente.

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