Per la prima volta nella storia della Turchia, da quel tragico 1915, un premier, Recep Tayyip Erdogan, ha espresso le “condoglianze” del suo paese ai discendenti delle migliaia di armeni sterminati nell’impero ottomano. Le condoglianze sono state espresse con un comunicato in nove lingue (leggi qui il testo integrale), tra cui l’armeno, un altro fatto inedito.
NEGAZIONE. La Turchia, infatti, non ha mai voluto definire un genocidio quello avvenuto nell’impero ottomano, riconosciuto invece come tale da ventuno stati nel mondo, dall’Unione europea (in particolare l’Italia lo ha fatto con una risoluzione adottata nel 2000) alla Russia (risoluzione adottata nel 1995). Difficile capire quante persone vennero trucidate nel 1915, attualmente le stime comunemente accettate parlano di circa 1 milione 200 mila – 1 milione 300 mila vittime. La data della commemorazione armena del genocidio è il 24 aprile di ogni anno.
“SPERANZA IN UN DIALOGO”. «Il 24 aprile reca un particolare significato per i nostri cittadini armeni e per tutti gli armeni nel mondo, e offre una notevole opportunità di condividere liberamente opinioni su una materia storica» esordisce Erdogan nel comunicato, aggiungendo che «non è oggetto di disputa il fatto che gli ultimi anni dell’impero ottomano furono un periodo difficile, pieno di sofferenze per i turchi, i curdi, gli arabi e gli armeni, e per milioni di altri cittadini ottomani, senza distinzione per le loro religioni o per le etnie d’origine».
Il premier prosegue spiegando che solo dal 1915 il suo paese si è costituito come una democrazia dove «esprimere differenti opinioni e pensieri è il requisito di una prospettiva pluralista tanto quanto una cultura di democrazia e modernità». Erdogan afferma che «lo spirito del tempo necessita di un dialogo nonostante le differenze» e che, «comprendendo questo, noi come Repubblica turca abbiamo chiesto la formazione di una congiunta commissione storica che studi gli eventi del 1915. Questa chiamata è ancora valida». Poi il passo più importante: «È nostra speranza e fede che persone di un’antica e unica geografia, che condividono simili costumi e abitudini, saranno capaci di parlarsi l’uno con l’altro del passato con maturità e di ricordare in modo dignitoso le rispettive perdite. Ed è con questa speranza e fede che ci auguriamo che gli armeni che hanno perso la loro vita agli inizi del XX secolo riposino in pace e che esprimiamo le nostre condoglianze ai loro nipoti».