L’attore ebreo che tornò a Parigi per incontrare una donna: la Vergine Maria

Di Agnese Costa
27 Novembre 2022
Con il film "Reste en peu" Gad Elmaleh, famoso comico amato in Francia, racconta la sua conversione al cattolicesimo. Un cammino segnato da alcuni incontri molto significativi
L'attore e regista Gad Elmaleh (Ansa)
L'attore e regista Gad Elmaleh (Ansa)

Gad Elmaleh questa volta l’ha fatta grossa. Attore (Midnight in Paris, Il dittatore), comico, regista (Coco), quest’artista poliedrico nato a Casablanca ma cresciuto a Parigi ha stupito tutti con il suo ultimo film Reste en peu, uscito il 16 novembre nella sale cinematografiche francesi.

La trama è semplice, ricca di spunti umoristici ma anche di uscite dal sapore agrodolce. Incredibilmente autobiografica. Dopo tre anni trascorsi negli Stati Uniti, il cinquantenne Gad decide di tornare in Francia. Gli mancano gli amici, la famiglia e sopra ogni cosa il couscous della madre. Questo è quello che racconta a chi gli chiede il perché di questa decisione, ma si scopre ben presto che in realtà è tornato a Parigi per incontrare una donna: la Vergine Maria.

Certe idee nella testa

Già, perché questa pellicola – dove Gad interpreta se stesso e dove recitano-non-recitano anche i suoi genitori, la sorella e alcuni religiosi suoi amici – parla della sua conversione al cattolicesimo. Una conversione avvenuta lentamente e non facile da comunicare per lui, nato in una famiglia marocchina e profondamente ebrea.

Reste en peu è un viaggio, un film che oscilla tra la fiction e l’autobiografia, e che documenta con ironia e profondità il cammino spirituale di un uomo profondamente curioso e libero. C’è molto della sua vita, benché alcuni episodi siano romanzati. E così ecco la madre inorridire nello scoprire nella valigia del figlio una statuetta della Madonna, la controffensiva portata avanti con l’aiuto della sorella di Gad e di un rabbino pop per «togliergli dalla testa certe idee» e le tante difficoltà del dialogo intergenerazionale.

Un figlio con Charlotte Casiraghi

Il filo conduttore di tutto, però, rimane la tenerezza. La tenerezza del rapporto tra figlio e genitori, la tenerezza con cui i vari personaggi che si avvicendano accompagnano questa delicata fase di Gad e della sua famiglia, la tenerezza con quale l’autore affronta le domande “alte” con cui ciascuno di noi deve fare i conti presto o tardi nella vita.

Un film inusuale nella laica Francia, ma come ha ribadito lo stesso Elmaleh, «il mio non è un appello alla conversione, ma un film sul dubbio e il cammino spirituale». Chi segue Gad da tempo forse aveva già rintracciato segnali di questo cambiamento: dalla scelta di battezzare il figlio più piccolo, Raphael (avuto con Charlotte Casiraghi), fino al viaggio a Lourdes nel 2019.

La statua della Vergine

In una bella e libera intervista lasciata a Le Figaro, Elmaleh parla chiaro: «Sono consapevole di giocare con il fuoco con questo film sulla fede, ma non mi sono censurato. Questa è la storia di quello che ho vissuto: un’apertura al cristianesimo, nutrita da una profonda ebraicità. Ci sono i film che vogliamo fare e i film che dobbiamo fare. Questa era una necessità».

Il primo incontro con la Vergine fu da bambino, quando entrò segretamente in una chiesa cristiana di Casablanca (la legge ebraica non lo consentiva). «Mi sono trovato faccia a faccia con una statua gigantesca della Beata Vergine che mi guardò dritto negli occhi. Non era una visione, solo una semplice statua, ma ero pietrificato. Scoppiando in lacrime per l’emozione, mi sono nascosto per paura di essere scoperto dalla mia famiglia, per paura delle maledizioni e della superstizione. È rimasto il mio segreto per tutta la mia infanzia. Da allora, dopo aver ricevuto una medaglia miracolosa di Maria, sono convinto di essere stato a lungo sotto la protezione della Vergine».

Tre incontri

Ma ad affascinarlo non è solo quello, quanto una serie di incontri che farà nella vita.

Tre, in particolare, segnano per sempre il suo cuore. Il primo: quello con gli scritti del cardinal Jean-Marie Lustiger (1926-2007), ex arcivescovo di Parigi che, come Elmaleh, ha vissuto “lo strappo” del passaggio tra la fede ebraica e quella cattolica (piccola nota: è in suo onore che il regista ha scelto come nome di battesimo Jean-Marie).

Il secondo incontro è quello con il cardinale Robert Sarah, già Prefetto della Congregazione per il Culto divino. I due si sono conosciuti all’Abbazia di Sénanque, in Provenza: «Ci sono momenti, confiderà Gad, in cui ho bisogno di stare con persone che sperimentano qualcosa di puro, una verità senza artifizi. Questo mi permette di ristabilirmi in relazione a ciò che vivo, alla notorietà, al mondo in cui ci troviamo».

Come quando, in visita a Lourdes e venendo a conoscenza della storia di Bernadette, dice di essersi «commosso davvero”. Io sono solo un comico, anche se di fede ebraica cercavo di comprendere tutte le credenze religiose. La storia di Bernadette, più di tante altre, mi ha commosso».

Cosa è accaduto a Lourdes

La commozione è la chiave di volta del cammino, umanissimo, di uno degli uomini più affascinanti di Francia.

«Quanto accaduto a Lourdes non è solo un racconto, è una moderna testimonianza sulla Parola rivelata, sulla fede, sulla verità che non può lasciare indifferente nessuno, qualunque sia la sua religione», racconta ancora Gad al giornalista che lo incalza.

«Lì ho scoperto persone e famiglie che ogni anno dedicano il loro tempo e il loro cuore ai malati. Ho visto la generazione di mio figlio raggiungere le persone fragili. Giovani aperti al mondo, in un luogo pieno di persone in difficoltà. Voglio sottolinearlo. In un mondo in cui siamo chiusi, dove i social network corrodono i nostri giorni, questi giovani coinvolti nel contatto con gli altri testimoniano valori universali. Tutto questo mi tocca enormemente e mi commuove».

Eccola tornare ancora, la tenerezza. Quella che fa dire a Gad, di fronte allo sguardo dolce della Madonna, Reste en peu. Resta ancora un po’.

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