
Fratello, dove sei?
La fuga di tre detenuti nell’America degli anni ‘20 tra balli, oscure profezie e citazioni ironiche.
Ultimo ameno film dei fratelli Coen (Fargo, Il Grande Lebowski), che si divertono a riscrivere l’Odissea di Omero, demitizzandola e ambientandola durante la grande Depressione americana. Meno graffiante dei film precedenti, Fratello dove sei, è un puro divertissement cine-letterario, ricchissimo di citazioni anche molto dotte (dal berretto alla Furore di Clooney, novello Ulisse, al Polifemo dalla parlantina sciolta interpretato da Goodman). Non privo di riferimenti più scontati (le Sirene), il film, dopo un avvio un po’ difficile, s’incanala giusto tra i più svariati generi. E tra prison-movie, musical, commedia brillante e farsa politica, i Coen ci dicono la loro sull’America che fu e che è con uno sguardo ad un tempo trasognato e divertito. Il rischio è però che tra ammicamenti autoreferenziali e riferimenti compiaciuti, allo spettatore possa scappare un più che concreto sbadiglio. Comunque uno dei miglior film in circolazione. Clooney è meno cicciobello e più simpatico del solito; Goodman e Turturro semplicemente spaziali.
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