Fratelli Musulmani e Arabia Saudita: così è finita «un’alleanza islamica» durata 60 anni

Di Redazione
29 Ottobre 2013
Riyad ha cominciato ad appoggiare la Fratellanza negli anni 50 per contrastare il laico Nasser in Egitto. Ma la «repubblica ideale» voluta da Morsi era in contrasto con la monarchia saudita

Quella tra i Fratelli Musulmani e l’Arabia Saudita è un’alleanza islamica che dura da 60 anni per ragioni economiche, religiose e politiche e che si è interrotta bruscamente quest’anno con la deposizione in Egitto del presidente Mohamed Morsi.

LA NASCITA DELL’ALLEANZA. Secondo l’analisi pubblicata dall’International New York Times, l’Arabia Saudita ha cominciato ad appoggiare i Fratelli Musulmani negli anni 50 per contrastare il nazionalismo arabo e laico del leader egiziano Gamal Abdel Nasser ed è proseguita negli anni 80 per difendere le rivendicazioni alla leadership islamica dei sunniti contro la sfida sciita lanciata dall’Iran.
«L’Arabia Saudita ha dato rifugio a generazioni di attivisti della Fratellanza in tutto il mondo arabo – scrive l’esperto Vali Nasr – È stato un attivista siriano della Fratellanza in esilio a convertire un giovane Osama Bin Laden all’islamismo ed è con la benedizione saudita che i Fratelli Musulmani si sono uniti al jihad afgano negli anni 80».

L’APPOGGIO AL COLPO DI STATO. L’Arabia Saudita ha cercato con questa alleanza di guadagnarsi un ruolo di primo piano nella politica araba e aumentare la sua influenza nel Golfo, mentre con il petrolio si assicurava alleanze con l’Occidente. «Tutto è cambiato quando i Fratelli Musulmani hanno preso il potere in Egitto vincendo le presidenziali del 2012», continua Nasr. «L’elezione ha prodotto un ambizioso regime ideologico, che parlava in nome dell’islam e voleva riformare il mondo arabo a sua immagine e somiglianza». «Ai monarchi sauditi piaceva la Fratellanza quando era un cliente senza potere ma non quando sono diventati governanti alla pari di uno Stato. Per questo Riyad ha appoggiato il colpo di stato militare di luglio».

POPULISMO ISAMISTA. Il tentativo della Fratellanza «di legittimare il popolo e la legge islamica in una “repubblica” ideale era in contrasto con la monarchia saudita, incentrata su una interpretazione puritana dell’islam (…) e non a suo agio con il populismo islamista della Fratellanza, che prometteva giustizia ed equità per gli individui».

DA AMICI A NEMICI. Secondo l’International New York Times la decisione saudita di appoggiare l’esercito e di finanziare il nuovo Egitto potrebbe però dimostrarsi controproducente: «I tentacoli dei Fratelli Musulmani si estendono dal Nord Africa al Medio Oriente e potrebbero diventare ancora più estremisti e anti-monarchici. (…) Nei prossimi anni, la sfida strategica più importante di Riyad potrebbe non essere l’Iran, come è sempre finora, ma proprio i Fratelli Musulmani».

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