A Parigi tra i Veilleurs, che in attesa delle prossime mosse di Hollande si dedicano a educare il popolo

Di Rodolfo Casadei
29 Settembre 2013
«I grandi autori ci liberano dalle idee imposte, dalla propaganda. Così esorcizziamo la violenza che è in noi e nei nostri avversari»

«La nostra lotta è culturale. È la cultura che ci nutre. Non è astratta la nostra rinuncia alla violenza: è ciò che ci fa ritrovare la libertà dalle idee imposte, dalla propaganda, dalla ideologia. Attraverso i testi dei grandi autori ritroviamo la nostra libertà intellettuale. Attraverso la non violenza esorcizziamo la violenza che è in noi e nei nostri avversari». Quant’è matura, quant’è profonda Madeleine, questa 24enne studentessa stagista (cioè tenuta al servizio di Stato) della Normale di Parigi.

Insieme ad altri quattro giovani come lei, nell’aprile scorso ha fondato i Veilleurs, l’esperienza di impegno civile gemmata dal tronco della Manif pour tous (Lmpt), il movimento popolare contrario all’introduzione del matrimonio fra persone dello stesso sesso in Francia. E sì che di gente in gamba ce n’è tanta alla prima università estiva (Université d’été) della Lmpt, organizzata nel grande parco di Vincennes, alle porte di Parigi, il secondo week-end di settembre.

Mille e cento partecipanti, 70 relatori, quattro sedute plenarie e 48 forum che hanno visto interventi di alto livello e preziosi scambi di esperienze. Convivialità e formazione di alto profilo, come ha spiegato la presidente Ludovine De la Rochère. Perché, come hanno ripetuto gli oratori più infiammati con la caratteristica testardaggine francese, «On ne lâche rien!», cioè: “non molliamo!”.

La legge Taubira che ha istituito il matrimonio omosex in Francia ormai è in vigore dalla fine di aprile, ma è anche per timore di resuscitare le massicce manifestazioni popolari dei sei mesi a cavallo fra il novembre 2012 e l’aprile 2013 che il governo socialista non ha ancora avuto il coraggio di calendarizzare la discussione di un progetto di legge per l’estensione della fecondazione assistita alle coppie lesbiche e ha frenato sull’introduzione nelle scuole francesi dell’ideologia del gender (fatta passare come educazione all’uguaglianza di genere).

I militanti della Lmpt aspettano col fucile imbracciato: come ha affermato la presidente De la Rochère nell’allocuzione finale alle due giornate, se il governo si muoverà per legalizzare l’eterologa per le coppie di donne, gli uteri in affitto per le coppie maschili e il gender imposto nelle scuole, la Lmpt tornerà in piazza come prima, più di prima.

Nel frattempo si tiene alto il morale delle truppe e ci si dedica alla formazione. Con relatori di assoluto rilievo: filosofi come Chantal Del Sol e Thibaud Collin, editorialisti e scrittori come Denis Tillinac e Gérard Leclerc, guru della comunicazione come Nicolas Boudot ed esponenti del nuovo femminismo come Elisabeth Montfort. E con forum che spaziano dalle grandi tematiche (“Uomo-donna, l’alterità fondatrice”, “Il concetto di gender e le sue conseguenze”, “La dimensione spirituale dell’impegno”, “Ruolo degli intellettuali nel dibattito sull’organizzazione della società”, eccetera) ai problemi pratici. Cioè come organizzare una manifestazione, come rispondere ai giornalisti in cerca di dichiarazioni, quali sono i diritti che un manifestante può invocare di fronte ad atti ingiusti delle forze dell’ordine, come usare gli strumenti informatici, e altro.

Si potrebbe pensare che dopo sei mesi di mobilitazione e di massicce manifestazioni questi aspetti pratici dovrebbero essere chiari a tutti: si dimentica che fra aprile e maggio contro il movimento è stata esercitata una vera e propria repressione, con almeno 500 arresti illegittimi di manifestanti pacifici, compiuti col pretesto di episodi di violenza di responsabilità di gruppuscoli di estrema destra. Non è un caso che l’ospite straniero più applaudito sia stato Luca Volontè, che ha provocato un’indagine del Consiglio d’Europa sugli atti illegittimi compiuti dalla polizia francese contro i manifestanti pacifici della Lmpt.

Una persecuzione capillare
A dare retta ai militanti, la persecuzione non si limita più a eccessi polizieschi, ma si sta facendo capillare. «Mi creda, hanno licenziato un dirigente dell’ente che gestisce gli alloggi popolari in un comune del mio dipartimento perché era un attivista della Lmpt», dice François, un 65enne di Caën che ha partecipato a tutte le iniziative, comprese le veglie dei Veilleurs.

«Viveva in un appartamento sopra l’ufficio dove lavorava, hanno visto le magliette e le bandiere col nostro logo sul balcone, sulla soglia di casa e hanno organizzato la rappresaglia. Sono ricorsi a un pretesto disciplinare, ma il motivo vero lo sappiamo». «Dobbiamo ringraziare i Veilleurs, perché a un certo punto il movimento ha rischiato veramente di cadere nel tranello della prova di forza, e di rispondere alla violenza con la violenza», spiega Tugdual Derville, portavoce della Lmpt e co-fondatore di Ecologie Humaine.

Effettivamente i Veilleurs danno l’impressione di essere la componente movimentista, creativa, dinamica di una realtà maggiore che si sta strutturando in modo classico come un sindacato o un’organizzazione politica: la Lmpt oggi ha una struttura piramidale di responsabili che vanno dal livello locale a quello nazionale passando per le province e i dipartimenti. Le ricostruzioni giornalistiche che hanno avvalorato una distanza critica fra la Lmpt e i Veilleurs sono frutto di fantasia malevola o di pregiudizi ideologici.

I partecipanti alle iniziative delle due entità coincidono in larghissima parte, dirigenti e militanti della Lmpt hanno un’ammirazione sconfinata per i Veilleurs, il servizio fotografico dell’Université d’été forniva gratuitamente ai giornalisti anche le foto delle iniziative dei Veilleurs e uno dei forum era dedicato a loro. L’unico modo per mettere a disagio il popolo di Vincennes è evocare la figura di Frigide Barjot, colei che coi suoi brillanti talenti comunicativi è stata all’origine della Lmpt e che oggi ha preso le distanze dal movimento per intervenuti dissensi di merito: l’umorista vorrebbe istituire unioni di fatto per gli omosessuali, senza diritto all’adozione e alla filiazione, idea non condivisa dai suoi ex compagni. Ma per quel che riguarda Lmpt e Veilleurs, «même combat», come si dice in Francia.

Però è innegabile che i secondi guardano più in là e vanno più in là. I loro temi non si limitano al matrimonio omosessuale e all’ideologia del gender, ma riguardano, già dalla marcia da loro organizzata questa estate attraverso il paese, l’intera condizione umana. La veglia di Parigi di venerdì scorso aveva come tema “Morte e coscienza”, e la riflessione attraverso testi di autori classici letti in pubblico e testimonianze personali non riguardava solo la questione dell’eutanasia, ma «perché la nostra società ha paura di invecchiare», «perché la nostra società censura la morte».

«Sì, l’esperienza dei Veilleurs ha ancora un grande margine di crescita perché non ci concentriamo su un argomento solo, ma su tutti i temi che alludono allo sfiguramento dell’umano che oggi è in corso», spiega Axel Rokvam, il più conosciuto fra i fondatori dei Veilleurs. «Detto questo, le proporzioni fra le due realtà sono presto dette: la Lmpt ha riunito fino a un milione di persone, noi al massimo cinquemila. Senza un fatto politico come la legge Taubira e la reazione che ne è seguita noi non saremmo nati».

Il lievitare del numero dei temi oggetto delle veglie fa dire a qualche osservatore che i Veilleurs forse non hanno le idee molto chiare e procedono a vista. Errore. La bussola che li guida è molto precisa: «Senza vita interiore c’è solo agitazione», dice Madeleine. «Attraverso la lettura dei classici, noi viviamo l’esperienza di essere eredi di qualcosa che ci precede, riceviamo e a nostra volta trasmettiamo. Scopriamo che non siamo individui isolati, ma esseri umani responsabili gli uni degli altri».

E tutto questo avviene non nella confortevole separatezza di un monastero, ma come una sfida sulla pubblica piazza: «Le nostre iniziative sono atti di disobbedienza civile», spiega Axel. «Noi non chiediamo permessi per le nostre manifestazioni. La libertà di fare si prende, a condizione di essere pacifici e mossi da uno spirito positivo».

Articoli correlati

3 commenti

  1. Italo Sgrò

    La dittatura genderista avanza a grandi passi. Guido Barilla è stato costretto a inginocchiarsi davanti alle vestali del pensiero unico omosessualista e, minacciato col frustino da cavallo, ha dovuto rendere una dichiarazione aberrante, scusandosi di qualcosa di cui invece avrebbe dovuto andare fiero.

    I Veilleurs sono una speranza, sosteniamoli.

  2. Italo Sgrò

    La dittatura genderista avanza a grandi passi. Guido Barilla è stato costretto a inginocchiarsi davanti alle vestali del pensiero unico omosessualista e, minacciato col frustino da cavallo, ha dovuto rendere una dichiarazione aberrante, scusandosi di qualcosa di cui invece avrebbe dovuto andare fiero.

    I Veilleurs sono una speranza, sostenamoli.

I commenti sono chiusi.