Oggi sulla Stampa Cesare Martinetti racconta un episodio di integralismo laicista accaduto in Francia. «Di integralismo si può morire per le fucilate degli uomini del Califfo – scrive il giornalista -, ma si può morire anche per la stupidità di quelli che hanno fatto della laicità un nuovo integralismo e non una difesa da esso». È accaduto questo: tre sacerdoti cantanti diretti da monsignor Jean-Michel di Falco Leandri che da tempo coi loro concerti girano la Francia con buon successo di pubblico hanno organizzato per il 14 giugno un evento «al mitico Olympia, non in un teatrino qualunque». Sul manifesto per pubblicizzare l’evento del gruppo, Les Prêtres, appariva la scritta «Au profit des chrétiens d’Orient», che segnalava cioè che gli incassi sarebbero stati devoluti in favore dei cristiani d’oriente. Quegli stessi cristiani, è bene ricordarlo, per i quali la Francia si è spesa in un recente incontro all’Onu.
SPAZIO LAICO. Ebbene, racconta la Stampa, «il manifesto è stato affisso, il concerto è in programma il 14 giugno, ma è scomparsa la scritta con la destinazione dell’incasso. Un errore? Neanche per sogno. La “regie” pubblicitaria della Ratp, la società che gestisce la metropolitana, ha burocraticamente spiegato che “il metrò è uno spazio laico, dove non sono ammesse prese di posizione né politiche né religiose”. Ed è una spiegazione incredibile». In nome della laicità, la Francia si autocensura perché ha pura «di offendere i musulmani. Ma quali musulmani? Quelli che massacrano i cristiani in giro per il mondo? Quelli che il 7 e 9 gennaio hanno ucciso dodici persone alla redazione di Charlie Hebdo e quattro clienti ebrei al supermercato kasher di Porte de Vincennes?».
DIRITTO DI INSULTO. «In questa confusione la vera lezione di laicità è venuta da Monsignor di Falco», fa notare Martinelli. «In quanto cristiano – ha detto il vescovo al quotidiano cattolico La Croix – non mi ha disturbato vedere nei corridoi del metrò i manifesti di un film intitolato “Qu’Allah benisse la France” (che Allah benedica la Francia). In nome della libertà di espressione si ha diritto di insultarci e noi in nome della laicità non abbiamo il diritto di esprimere le nostre convinzioni?».