Un cittadino americano è stato condannato a quindici anni di lavori forzati da un tribunale nordcoreano. Kenneth Bae, arrestato nel novembre del 2012 al confine con la Cina, è stato dichiarato colpevole di “atti ostili” contro lo Stato, riferisce l’agenzia sudcoreana Yonhap. Bae fa parte di un gruppo umanitario dell’Ohio e ha partecipato molte missioni umanitarie nel paese comunista.
LEVA DIPLOMATICA. L’americano sarebbe stato sorpreso a fotografare fucilazioni e prigionieri nordcoreani. Ora rischia di rimanere in un carcere del paese più inaccessibile del mondo per tre lustri. Kwon Hyo Jin, un esule della Corea del Nord che ha trascorso sette anni in uno dei campi di concentramento del regime, ha ipotizzato che Bae non sia imprigionato insieme ai comuni detenuti nordcoreani nei terribili campi di concentramento, ma in un istituto apposito per stranieri: altrimenti c’è il rischio, ha detto, che «possa parlare del capitalismo e dello sviluppo economico» ai detenuti. Il fatto che sia stata comminata una condanna così pesante, scrive Yonhap, è dovuto al tentativo da parte del governo di Pyongyang di usare il prigioniero come leva diplomatica con gli Stati Uniti, dopo mesi di dichiarazioni bellicose contro la Corea del Sud e contro gli americani da parte del regime, dietro le quali si nasconderebbe un ricatto volto a ottenere aiuti economici, vista la situazione disastrosa in cui è ridotto il paese.
VISITA DI CARTER. La Corea del Nord non si sarebbe rivolta direttamente all’amministrazione Obama, per avviare colloqui, ma all’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, che, riferisce Yonhap, sarebbe stato invitato a “visitare” il paese. Nel 2009, venne invitato un altro ex capo dello stato americano, Bill Clinton, dopo la condanna a dodici anni di due cittadine Usa, entrate illegalmente nel paese e condannate a dodici anni di lavori forzati. Le donne, allora, dopo i colloqui, furono liberate.