
Forza Giuliano Ferrara (chissà che anche Buttiglione capisca)
Negli anni Settanta era la Sinistra — con il PCI, la CGIL-Scuola, gl’insegnanti del CIDI (alias ancora CGIL), le riviste di settore e le case editrici militanti in testa — a combattere la battaglia contro i libri di testo troppo oleografici e anacronistici. Era l’alba della Rivoluzione. Che si dovesse rivelare totalmente incompiuta (lasciando totalmente incompiuti i suoi protagonisti) non lo si sospettava ancora. A quel tempo discettava di “scuola più evoluta” anche l’attuale ministro della Pubblica istruzione, il compagno Tullio De Mauro . All’Istruzione c’erano allora i diccì, ma il “pluralismo” di cui potevano (e in non episodici casi volevano) servirsi era solo quello dei fratelli comunisti. E il nemico era il risorgente (?!) clerico-fascismo. Il Foglio di martedì è intervenuto così sulla questione dei libri di testo da buttare e lo ha fatto da par suo, egregiamente, tra l’altro ripubblicando intonso un dossier di denuncia realizzato un anno fa. Oggi che i vari Camera-Fabietti sono tornati all’onere delle cronache, Il Foglio riparte alla carica. La storia (solo la storia?) se non è rossa non va a scuola. “Addirittura, per effetto della coeva campagna ‘anti-presepe’, negli attuali sussidiari è quasi impossibile trovare il bue e l’asinello” (così Il Foglio). Franca Falcucci e Gerardo Bianco (PPI) non ricordano, Sandro Fontana (CCD) sì. E dice: “Manipolazioni della storia italiana ce ne sono state tante. Ma a dirlo si rischia di passare per fascisti”. Anche perché chi innalza oggi il vessillo della reazione è un gruppo di consiglieri regionali del Lazio, a cui il governatore Francesco Storace da man forte. Per questo il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara lo elogia. La Sinistra, intanto, si straccia le vesti, mentre, dal canto suo, il Polo arrossisce (anche se molti gruppi consiliari di Alleanza Nazionale annunciano battaglia a cominciare dalla Lombardia). Gridare contro il conformismo e il totalitarismo subdolo è facilissimo; più difficile passare dalle parole ai fatti. Ora, la questione dell’istituzione di una commissione regionale (peggio ancora se fosse nazionale) esaminatrice dei libri di testo è delicata soprattutto perché può essere un’arma a doppio taglio. Rocco Buttiglione, del CDU, dice che mai e poi si farebbe imporre le bibliografie da siffatti organismi. Eppure non cogliere l’attimo propizio per buttare a mare con una sola badilata le tonnellate di ciarpame di cui abbondano le biblioteche scolastiche non sarebbe certo da volpi o da aquile. Forse da conigli o da struzzi. Quando li si sorprende con le dita nella marmellata, i manipolatori della memoria e della storia di un popolo sono lestissimi nel trincerarsi dietro il “dialogo costruttivo”, il “confronto critico” e via farfugliando di questo passo il (loro) monopolio statale dell’Istruzione. Che il Centrodestra decida di aiutarli è però inaudito. E ingiusto. Perché inadeguato. Nella storia (absit iniuria verbis) ci sono momenti che possono pesare per anni.
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