
Flaiano chiama Urbani
In tempi in cui perfino Vincenzo Cerami si dice che sia uno scrittore, perché a Ennio Flaiano (1918-1972) non è ancora riconosciuta la fama di quel grande intellettuale che è stato? Non è sufficiente l’annuale pescarese “Premio Flaiano” appiattito esclusivamente sul cinema. Per alcuni versi il suo scrivere ha legami profondi con la denuncia pasoliniana sull’omologazione culturale vissuta nel nostro Paese. Flaiano è stato con Maccari, Longanesi e Gadda, uno dei rarissimi scrittori del tutto estranei alla seriosità dei profeti dell’ideologia e del nichilismo. Uomo contro i miti disinvolti e le “parole d’ordine”. Intellettuale dedito al cinema e al giornalismo. è stato redattore del Mondo di Pannunzio, ha lavorato come sceneggiatore con Fellini, Antonioni, Blasetti, Monicelli, solo per fare qualche nome, e vincitore (nel 1947) del Premio Strega con Tempo di uccidere. Del tutto originale, rispetto a clima di dittatura culturale dell’epoca in cui visse, fu la sua vena ironica e satirica con cui partecipò alla pubblica conversazione. Nessun fenomeno gli sfugge: le mode letterarie, la volgarità dei mass media, il conformismo della politica, l’ipocrisia delle ideologie.
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