
Finalmente un’idea nuova per Napoli: Bassolino vuole ricandidarsi a sindaco
Lo scorso 19 ottobre, al teatro San Carlo di Napoli, Antonio Bassolino ha presentato il suo ultimo libro, ma sono in molti a vedere dietro quell’orazione di fuoco sugli ultimi disastri politici di Napoli il suo nuovo programma politico da sindaco. Lunedì e di nuovo oggi, 22 ottobre, il Corriere del Mezzogiorno ha confermato autorevolmente i boatos su una ipotetica ricandidatura di Bassolino nella corsa alla successione di Luigi De Magistris. Solo che il quotidiano, con la penna del direttore Marco Demarco, ha aggiunto anche un punto interrogativo alla notizia: «Può una città vivere di ritorni? Di discontinuità che per essere veramente tali, come Bassolino dice della sua condizione attuale, dovrebbero produrre una riconsiderazione accurata dei propri momenti, e non la mera riproposizione dell’identico?».
CORSI E RICORSI. Il tema sviluppato dal direttore Demarco ruota intorno ad un passaggio chiave della storia partenopea più recente: Bassolino ha iniziato la sua carriera politica proprio con l’elezione a sindaco di Napoli per il centrosinistra. Fu osannato al suo arrivo da primo cittadino, ma di fatto la sua politica non rappresentò il promesso “rinascimento napoletano”, anzi a distanza di anni il capoluogo campano resta al palo. «Bassolino è in questo senso ben dentro la crisi napoletana. Ne è quasi un sintomo», prosegue Demarco, aggiungendo: «Il ritmo stesso della sua fenomenologia politica mette in evidenza lo schema che la città ha adottato per comprendersi in questi anni. Il ciclo di cadute e rinascite che governa la sua carriera, così come la narrazione degli anni Novanta che lo portò a Palazzo San Giacomo, è stato, a guardarlo bene, un modo per addomesticare il peggio e mettersi così sul piano inclinato di una discesa senza fine. La città è stata abituata a immaginarsi eventi, esagerarne la portata, a scoprire poi che gli esiti non corrispondevano a questo immaginario».
FRONTE CONTRARIO A GIGGINO. Con le sue parole il direttore del Corriere del Mezzogiorno sembra voler rievocare i momenti di fuoco che la città ha vissuto nell’ultimo anno: se nel 2012 Napoli sognava di rialzarsi con l’America’s Cup voluta fortemente dal sindaco De Magistris, lo stesso che mandava videomessaggi ad Al Pacino per invitarlo alle falde del Vesuvio, oggi il capoluogo si lecca numerose ferite. L’America’s Cup, come il Giro d’Italia, non solo non hanno rappresentato chance di crescita, ma sono state percepite dalla maggioranza come un incubo fatto di zone chiuse al traffico, mezzi di trasporto pubblici bloccati, impossibilità di spostarsi. Intanto il manto stradale cedeva, arrivando a inghiottire persino palazzi (è il caso di Riviera di Chiaia), i cui inquilini, senza tetto per mesi, si sono visti consegnare a settembre un avviso dal Comune, che imponeva loro di curare tutti i lavori di messa in sicurezza. Ecco com’è finita la rivoluzione arancione, che doveva dare una nuova rotta dopo il disastro dell’amministrazione Jervolino. Oggi, dalle associazioni dei cittadini ai commercianti, passando per tutte le sigle sindacali confederate, c’è un ampio fronte anti-De Magistris. «Il dispositivo che ha prodotto la crisi è sostanzialmente rimasto intatto», conclude Demarco. «Da Gava a Bassolino a De Magistris, e ora forse di nuovo a Bassolino, questo passo della politica cittadina è stato essenzialmente un continuo evocare spettri della decadenza senza che se ne affrontassero mai le determinanti strutturali. Il trauma è sempre stato narrato non per impedirlo ma per legittimare un nuovo corso politico. È così che abbiamo marciato vent’anni segnando il passo. Vent’anni trascorsi senza andare da nessuna parte sono equivalsi a un arretramento reale delle prospettive».
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