
Filippi: «Dietro gli indignati italiani si celano i soliti professionisti della piazza»
Domani a Roma e e in altre settanta capitali mondiali è prevista una manifestazione di massa all’insegna del popolo degli Indignados. Cosa si nasconde dietro questo nome? Lo spiega a Radio Tempi il giornalista Stefano Filippi commentando l’articolo scritto oggi sul Giornale: «Dietro alla realtà italiana si cela il popolo dei professionisti della contestazione di sinistra.
In Italia gli Indignados non hanno fatto manifestazioni particolari quando Zapatero ha annunciato le dimissioni così pure quando gli indignados americani occupavano Wall Street, ma si fanno vivi domani a Roma. E a differenza di quelli americani e spagnoli che organizzano sit-in di protesta e vengono arrestati i nostri vanno all’assalto delle sedi di Bankitalia e creano disordine sociale». «Se andiamo a vedere i leader di queste proteste», prosegue Filippi, «scopriamo che sono sempre gli stessi nomi a girare, una volta sono i No-war, un’altra volta sono quelli che espongono le bandiere arcobaleno, oppure manifestano in Molise o in Val di Susa, dai No-tav ai Girotondini la sostanza rimane la stessa. Emblematico il caso di un loro leader, Gianfranco Mascia, che ha cominciato nel 1993 fondando il movimento del Bobi (boicottiamo il biscione), poi è passato al No-ogm, poi al Popolo viola, nel frattempo faceva il consulente per la comunicazione in Rifondazione comunista, passato poi ai verdi è confluito nell’Idv. Questo ci permette di dire che fare il contestatore a tempo pieno è diventata una vera professione al giorno d’oggi».
E quando qualcuno si chiede chi paga per tutto questo «rispuntano le solite Cgil e Fiom, i pullmann che gestiscono le trasferte vengono organizzati dalle segreterie dei metalmeccanici o di altri sindacati estremi, le truppe vengono cammellate dai Cobas e a seconda della manifestazione cambiano colore dal viola all’arcobaleno. Ecco svelato l’arcano». Chi sono dunque i nostri indignados per Filippi? «Dei veri professionisti della piazza che non hanno nulla a che vedere con gli omonimi di Wall Street, che sono un movimento non organizzato di gente della middle class che ha perso lavoro e sta organizzando la protesta».
«Se pensiamo ai settecento arresti a Brooklyn per un sit-in o agli arresti a Chigago per occupazione di parco pubblico e guardiamo alla situazione italiana in cui gli indignati bloccano il traffico ed entrano nelle sedi della Banca d’Italia a cercare lo scontro violento, le differenze diventano ancora più evidenti. Mi auguro solo che la manifestazione di domani non degeneri eccessiavamente». Da ultimo una battuta sulla votazione in corso alla Camera dei deputati: «Spero che il governo arrivi fino al 2013. A Berlusconi auguro il meglio e se proprio dovrà cadere gli auguro almeno di capitolare per mano dei congiurati, come Cesare, e non per motivi futili come quelli visti mercoledì scorso».
Ascolta l’intervista a Stefano Filippi
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