
Fibra d’atleta
Una volta l’anno va ad incontrare il deserto. Dice che fa bene. E non solo perché lì c’è silenzio e la scena illumina gli occhi. Altro lo muove, la passione per l’archeologia, il paleolitico e il neolitico. Da quando aveva dieci anni lo incuriosisce la ricerca di storia e oggetti. Sarà perché gli interessa l’uomo? Carlo Freddi, imprenditore di successo nel ramo dell’abbigliamento sportivo realizzato con creatività e materiali per nulla “archeologici”, è un signore vispo e nello stesso tempo tranquillo, preoccupato che non si parli solo di lui. «Sarebbe sbagliato perché riduttivo. Freddy è una realtà fatta di persone che tutti i giorni trovano una novità in ciò che fanno. Forse è banale, ma da noi la noia è sconosciuta. Anzi, auspico di annoiarmi almeno un giorno. Sto scherzando, naturalmente». La Freddy è a Chiavari, cittadina ligure di Levante, ma anche sugli scaffali di 1.500 negozi sportivi e 200 punti vendita di catene di abbigliamento a taglio prevalentemente sportivo.
L’impresa è cominciata nel 1976, quando Carlo Freddi si affaccia nel settore della calzatura per la danza e la ginnastica. L’opera non parte nel pavese, dove è nato, ma in Liguria, che come dice Ivano Fossati è «dietro la curva improvvisamente il mare». «I miei genitori si erano trasferiti a Chiavari, mi è sembrato naturale darmi da fare in quel posto». Invece è naturale quel che in poco più di trent’anni ha fatto? Freddy oggi è un marchio conosciuto in tutto il mondo. I suoi capi, come dicono i bravi della comunicazione, fanno tendenza, affermano uno stile che, fortunatamente, è italiano.
Come ti trasformo il body
Probabilmente però quando ha acceso il motore quasi nessuno poteva immaginare l’esplosione della palestra, il fitness, la cura della persona. «Diciamo che io ho creduto con un certo anticipo che qualcosa stesse avvenendo. Che la danza, ma soprattutto la ginnastica, uscissero dalla canonica frequentazione delle appassionate per catturare l’attenzione di un pubblico femminile sempre più vasto. Stava per nascere un bel mercato e Freddy si era conquistata una posizione molto interessante». Se un imprenditore è prima di tutto un signore che ha l’idea vincente, beh, Carlo Freddi appartiene alla categoria. Infatti, dopo aver seminato con giudizio, l’azienda porta nel granaio il generoso raccolto.
Perché in Italia negli anni Ottanta, sull’onda di quanto accade negli Stati Uniti, si fa largo il fenomeno della danza aerobica, ovvero la ginnastica sollecitata da ritmiche colonne sonore. Un modo easy e simpatico per tenersi in forma. A quell’universo Freddy offre l’abbigliamento giusto. Spiega il numero uno: «Abbiamo trasformato un prodotto tecnico come il body in un vero e proprio capo, tecnicamente ineccepibile ma nello stesso tempo bello esteticamente. E con il passare degli anni, abbiamo sempre più accentuato la nostra proposta verso prodotti di abbigliamento sportivi. Con dentro tanta tecnologia e innovazione. E tanto design. Il pubblico non si accontenta. Domanda efficienza ed eleganza. Se vuoi recitare un ruolo da protagonista nel mondo del fitness non puoi farti cogliere impreparato, devi coltivare la tua creatività che si sposa bene con il gusto per la libertà. I prodotti vincenti possono venire solo da questa combinazione. Certo che poi serve l’organizzazione, il marketing, la rete commerciale, eccetera, però senza ingegno rimane al palo. E questo per noi non è stress ma divertimento». Che Carlo Freddi approccia tutte le mattine dopo che si è concesso una bella camminata sul lungomare di Chiavari: «45 minuti con infine un bel cappuccino. Non sarà il deserto però mi tiene in forma, prima che il corpo la mente». L’azienda nel 2006 ha chiuso con un fatturato di 55 milioni di euro, quest’anno dovrebbe avvicinare i 60. «Ci sono sempre progetti nuovi da realizzare. Poi abbiamo il vantaggio rispetto ad altre realtà di essere molto flessibili, rapidi nel prendere una decisione e velocissimi nel portarla a compimento».
Dalla Scala alle Olimpiadi
Che sia un’azienda attraente non è un mistero. Quanti colossi volevano e vogliono acquisirla. Solo il marchio? No, il marchio va molto bene, chissà poi perché, chi vorrebbe comperare è attratto dalle persone e dal modo di lavorare a Chiavari. «Significa che stiamo facendo con una certa originalità e sapienza. Qui le persone sono un patrimonio fondamentale. Noi ce la mettiamo tutta per valorizzarle». A proposito: finora Carlo Freddi ha respinto qualsiasi assalto. «Ci coprivano di soldi. Ne ho parlato con mia moglie e mia figlia e insieme abbiamo deciso di andare avanti, crescere, portare a casa altre soddisfazioni». Come quando nel 2005 Freddy è stata sponsor e fornitore ufficiale del corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano. O come nel 2004, quando ha vestito la nazionale di ginastica artistica alle Olimpiadi, quelle dell’oro di Igor Cassina e del bronzo sorprendente di Yuri Chechi. «E pensare che ha rischiato di finire tutto con l’incendio dell’aprile del ’90 che ha distrutto l’azienda. Però non ci siamo arresi alla tabula rasa». è tornata in forma in breve tempo.
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