Ferrara-Ostellino, dibattito sull’intervista di Monti a Tempi
Sulla prima pagina del Foglio, Piero Ostellino boccia il governo di Mario Monti e critica il dieci e lode concesso al premier da Giuliano Ferrara in occasione dell’intervista esclusiva rilasciata a Tempi. Secondo l’editorialista del Corriere della Sera, il presidente del Consiglio mente sapendo di farlo o straparla. «L’Italia è in piena recessione non “a causa dell’evasione”», come invece sostiene Monti, «ma di migliaia di leggi, regolamenti, divieti, licenze; dell’incertezza del diritto; di una giustizia lenta e paranoide; di uno stato sociale troppo costoso; dell’eccessiva pressione fiscale, cui anche il suo governo ha fortemente contribuito».
Monti «dovrebbe sapere che la contrazione del gettito fiscale è una conseguenza del crollo dei consumi, provocato dall’eccesso di fiscalità», «che proporre, contemporaneamente, un aumento dell’Iva è un nonsenso, una contraddizione logica e fiscale». Non è, poi, l’elevato tasso di evasione a indisporre la Germania e le nazioni che ci potrebbero aiutare nell’attuale crisi del debito, ma la passata incapacità italiana di «tenere i conti a posto». Oggi quei paesi che un tempo erano “indisposti” sono «felici di approfittare della scarsa competitività dell’Italia, generata anche dal rigore fiscale che essi stessi ci hanno imposto come “compiti a casa” e che il governo tecnico, con burocratica meccanicità, ha fatto».
Ostellino mette in guardia il direttore del Foglio dal suo «giovanile volontarismo», che vede questo momento storico come «una necessaria fase di transizione». La “realtà effettuale” è un’altra. Secondo il giornalista, il governo Monti è «il veicolo non della temporanea sospensione della democrazia», bensì «del suo definitivo superamento»: «Non si esorcizzano le elezioni anticipate, ma tout court le elezioni; auspicandole, ormai senza pudore, sempre più lontane». Con ciò si approderà a «democrazia tecnocratica-amministrativa» che della sovranità popolare segnerebbe la fine. Secondo Ostellino quei “momenti di visibilità” della lotta all’evasione di cui parla Monti alludendo ai blitz della Guardia di Finanza in rinomate località turistiche sono metodi da regime totalitario.
Ma per Giuliano Ferrara «una certa deterrenza serve». E allo «scettico liberale» Ostellino ricorda l’esempio americano: Leona Helmsley, una ricca imprenditrice americana, che nel 1989 fu condannata a sedici anni di galera per evasione fiscale. L’evasione è l’eccezione alla regola, scrive Ferrara, «in un paese in cui si pagano relativamente poche tasse in ottemperanza a ciò che si reputa un dovere, e si ottengono in cambio servizi che sono considerati come diritti. Altrimenti si finisce in galera dopo giusto processo». In Italia, invece, anche se l’eccezione (l’evasione fiscale) non è la regola, c’è sempre il rischio della «trasformazione delle regole del gioco nel gioco delle regole».
Per ciò che riguarda «la radicale semplificazione normativa e amministrativa che il futuro del paese esige» di cui parla Ostellino, «bisognerebbe cambiare vita, scendere come da un bus», trovare un nuovo mezzo di trasporto «nella città a mercati e frontiere aperte». Se a varare le riforme liberali non ci è riuscito «il Reagan della Brianza, Berlusconi», in quasi vent’anni, non si può pensare che ci riesca Monti, «in situazione di crescita zero tendente alla recessione, in una economia da tempo non competitiva e assetata di riforme che non arrivano mai, in una crisi politica verticale e anche orizzontale, società e partiti e istituzioni tutti brancolanti più o meno alla cieca». «Monti merita dieci e lode perché fa quel che può e non affetta orgogli luciferini né promette sogni». È un «atto di realismo, necessario finché non si trovi il modo di delineare un’alternativa».
Il professore «ce la mette tutta per non far saltare l’euro e per dare uno status non infantile, primitivo, abborracciato all’economia e alla politica italiana, o quel che ne resta, e al loro peso in Europa e nel mondo». «Meglio un re travicello», scrive Ferrara, «di questi Napoleoni a cavallo che promettono o minacciano, in nome dello spirito del mondo, di restaurare una piena democrazia politica senza un’idea in testa».
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1 commento
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Ha ragione Ostellino.
Il massacro fiscale ha prodotto, sinora, +2.5% di entrate tributarie e -1,1% di gettito IVA (gennaio-maggio 2012 su last year). Ovviamente i carichi fiscali su imprese e famiglie sono aumentati ben più del 2,5%.
Il dato dell’IVA è ancora più grave tenuto conto che è stata aumentata in autunno 2011 e che risente, positivamente, del forte rincaro carburanti. D’altra parte ce l’avevano spiegato: stiamo entrando in una fase recessiva e dobbiamo aumentare le tasse, of course. Lapalissiano!
Il problema dell’evasione fiscale sta per diventare anacronistico: quando tutti i capitali superstiti verranno espatriati, quando gli investitori esteri chiuderanno gli stabilimenti italiani e quando gli imprenditori italiani chiuderanno in Italia e andranno a investire all’estero (processi già in corso e in fase di accelerazione), allora Monti, rieletto sine die sotto ricatto di Moody’s, potrà vantare un tasso di evasione fiscale prossimo a zero, in un sistema economico da socialismo reale dove l’unico datore di lavoro sarà lo stato.
Il conseguente calo demografico sarà sufficiente a tenerci al di sopra della soglia d’indigenza?
Comunque è giusto essere ottimisti: si salvi chi può.