Fermi tutt*, a Macao c’è magrebin* e magrebin*

Di Caterina Giojelli
27 Settembre 2021
Il centro sociale milanese occupato dai migranti, panico tra compagni che chiamano la polizia. Ma non strumentalizzate la cosa perché loro si battono per dare un tetto «a tutt*», «afgan*, egizian*, sirian*». Pure ai «gahanes*»
6 febbraio 2021, la protesta di Macao e dei centri sociali davanti a Palazzo Marino per chiedere più spazi e stop agli sgomberi
6 febbraio 2021, la protesta di Macao e dei centri sociali davanti a Palazzo Marino per chiedere più spazi e stop agli sgomberi (foto Ansa)

Fermi tutt*, ci sono magrebin*. Non fosse tragica sarebbe comica: il centro sociale Macao chiama la polizia per sgombrare i migranti. Accade a Milano, nell’ex borsa del Macello di viale Molise 68, palazzina liberty occupata – ops, “liberata” – dai compagni griffati Apple – ops, “lavoratori dell’arte” -: raccontano i giornali che lo scorso giovedì è in corso una mostra sull’antirazzismo quando un gruppo di magrebini fa irruzione armato di spranghe e coltelli. Panico tra compagni che scappano da Macao mentre i barbari si barricano dentro. E che fanno gli antirazzisti antileghisti spodestati dai nuovi occupanti? Chiamano la celere per sgombrarli.

Macao vs migranti, visual art vs coltelli

Arrivati, i poliziotti non trovano nessuno, gli invasori sono scappati. E chi sono questi magrebini? Racconta il Giorno che alcuni “referenti di Macao” parlano di “componente violenta”: tra le palazzine accanto a Macao, a loro volta occupate da centinaia di migranti, famiglie, minori non accompagnati, lavoratori che non possono permettersi un affitto e beneficiari del «cordone di muto ascolto» degli antagonisti, c’è qualche testa calda, spacciatori, violenti. «Avevamo già subìto dei furti notturni: il mese scorso sono spariti strumenti e macchinari utilizzati nella falegnameria per la formazione dei migranti». E giovedì un magrebino molesto allontanato dalla mostra è tornato con i rinforzi che hanno occupato il centro occupato, da qui la chiamata al 112 per lo sgombero (nel frattempo i nordafricani si sono sgomberati da soli).

Si capisce, «la gente era terrorizzata». Si capisce anche che non ci siano più i compagni di una volta (quelli dell’«Acab» permanente o degli striscioni a Palazzo Marino «Destra o sinistra, chi sgombera è un fascista»), e che chi ha fatto di «produzione artistica come un processo praticabile per ripensare il cambiamento sociale, elaborare una critica politica indipendente e come spazio per modelli di governance e produzione innovativi» abbia poco da brandire «arti performative, cinema, visualarts, design, fotografia, letteratura, newmedia, hacking» davanti a spranghe e coltelli.

Un tetto a tutt*. Pure ai “gahanes*”

Più indecifrabile resta il piano di battaglia culturale con cui i nuovi compagni intendono affrontare a mani nude e performance artistiche la questione immigrazione. In una filippica anti fake news tossiche indirizzata su Facebook al «candidato sindaco della destra Luca Bernardo» – che ad agosto proponeva a Repubblica di sgomberare i centri sociali per fare posto a donne e bambini profughi afghani con un linguaggio che secondo Macao finiva per «polarizzare su stereotipi divertenti ma inesistenti» la campagna elettorale – gli attivisti si davano alla lotta senza quartiere per il DIRITTO ALLA CASA (il caps lock è degli attivisti) di centinaia «cittadin* migranti» come quelli che occupano le palazzine di fianco a Macao, in questi termini: «Il candidato sindaco al comune di Milano, per vincere le elezioni, dovrebbe scrivere a La Repubblica una lettera in cui dichiara il proprio impegno a investire soldi pubblici per garantire un tetto a tutt*, afgan*, egizian*, sirian*, marocchin*, algerin*, gahanes* e italian*. Questa promessa, siamo cert*, costruirebbe consenso all’interno delle tanto blasonate periferie. Sicur* di aver chiarito il malinteso, auguriamo buona campagna elettorale a tutt*».

Macao è per «per tuttз»

A tutt*. Pure ai “gahanes*”. Ma non è finita, i compagni fanno sul serio, in seguito ai fattacci di giovedì sera, davanti all’inaccettabile «incuria delle istituzioni e ai tentativi di strumentalizzazione delle forze politiche, chiamiamo una due giorni di confronto, attività e dibattito l’8 e il 9 di ottobre. Un incontro con il quartiere e la città per capire come superare questa situazione e come garantire più vivibilità per tuttз sul territorio». Tuttз. Che forse era un tuttə, non si sa mai, neanche di che se ne potrebbero fare dell’asterisco e dell’accoglienza lessicale alcun* migrant*.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.