
Fatti, non Franza o Spagna…
Sono andato a Lamezia Terme venerdì sera. Echeggiavano ancora le parole di vescovi calabresi: «La nostra società fa fatica a scuotersi. Le analisi sono lucide ma non efficaci. Che cosa possiamo fare di più come Chiesa di Calabria di fronte al degrado etico in cui siamo avvolti?». Una volta tanto alle parole hanno risposto i fatti. La Compagnia delle Opere ha organizzato un incontro pubblico dal titolo “Per che cosa vale la pena vivere”. Hanno partecipato circa 1.200 giovani che hanno trovato lavoro in iniziative poste in essere da persone aderenti alla CdO calabrese: fabbriche di caramelle, supermercati, villaggi turistici, industrie di trasformazione del tonno, Obiettivo Lavoro (lavoro interinale), progetti di riqualificazione dell’amministrazione pubblica, imprese a conduzione femminile… Si è trattato di un dibattito sul calcolo e l’ideale nel lavoro, gratuità e mafia, santi e politici, voglia di fare impresa e assistenzialismo, parole e fatti. Quindici anni fa non c’era niente: solo i 2mila miliardi di investimenti della Sir che avrebbe dovuto produrre bioproteine ma non cominciò mai ad operare (si scoprì infatti che erano cancerogene solo dopo aver costruito gli impianti…). Oggi si può riflettere su un’esperienza, verificare che è possibile una strada onesta e positiva anche qui, perché Tonino Saladino, veterinario calabrese che ha studiato a Milano, ha creduto nell’ideale cristiano incontrato da don Giussani e per questo con i suoi amici ha cominciato a operare. Nessun trionfalismo: non è la risoluzione dei problemi del Sud, neanche della Calabria. Ma è un esempio. Se non si parte dai fatti, ove si vede un cambio reale di mentalità, governo, girotondini e associazioni parlano del Sud per accingersi a buttare via ancora tanti, tanti soldi. Questa è la prima questione veramente amorale.
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