Fare a pugni col mondo

Di Nouri Michelle
14 Dicembre 2006

Dirige la Islamic Anti-Defamation League italiana, associazione contro la diffamazione dei musulmani. Ma nel suo blog l’italo-somala Dacia Valent ha definito Mario Borghezio «mangiatore di escrementi», il sacerdote don Andrea Santoro ucciso in Turchia «probabilmente un maniaco sessuale», la presidentessa delle donne marocchine in Italia Souad Sbai «un’animala» e «cameriera di Magdi Allam», e a proposito di Oriana Fallaci dice di aver «tifato per il tumore».
Signora Valent, questa non è diffamazione?
Io scrivo per iperboli. Forse dico più di quello che dovrei, però lo penso. Non ho detto che Borghezio è un mangiatore di escrementi. Ho detto che c’è una categoria di persone che come i cagnolini va educata a non fare la cacca sul tappeto, gli va preso il muso e gli va passato sui propri escrementi, magari facendogliene mangiare anche un pochino, così capiscono che la cacca sul tappeto non si fa. Il fatto che la Sbai sia una creatura di Magdi Allam credo che non sia in discussione. Credo ci sia stata una tesi in Turchia, non abbastanza esplorata, secondo la quale il ragazzo che ha ucciso don Santoro lo avrebbe fatto per vendetta. È difficile che un giovane musulmano confessi di essere stato oggetto di molestie sessuali (perché sessuali erano), tant’è che nessuno ha seguito questa pista. Quello che ha fatto Oriana Fallaci è terribile. Chiedere al suo tumore di accelerare i lavori credo fosse un atto di eutanasia nei suoi confronti (sono felice che la signora Fallaci abbia smesso di soffrire), e un atto di legittima difesa per la società italiana.
È vero che lei ha aiutato degli immigrati a ottenere il visto di soggiorno facendosi passare per rifugiati politici?
è assolutamente vero. Ho aiutato centinaia di immigrati che si trovavano nei Centri di permanenza temporanea a rimanere in Italia. E l’ho fatto perché ritengo che la legge sull’immigrazione, la Turco-Napolitano-Bossi-Fini, sia da combattere. Non solo queste persone vengono discriminate, ma le loro famiglie e i loro villaggi vengono privati di una fonte di sostentamento con la loro espulsione.
Cosa ci dice dei suoi numerosi processi?
Gennaio sarà un mese pesante. Ho tre processi: uno a Brindisi per questa faccenda dei visti, un altro a Varese per diffamazione nei confronti di Max Ferrari, l’ex direttore di Telepadania, e il terzo per rapina. Avevamo chiesto alla polizia di controllare una signora polacca che si era presentata come commissario di polizia nella nostra sede, chiedendoci contributi in denaro. Poi è venuto fuori il fatto che l’avremmo rapinata.
Perché si rifiuta di parlare con i giornalisti?
Dieci anni fa ero incinta di due gemelli. Mio marito mi aveva picchiata e io l’avevo chiuso fuori casa. Sono arrivati i pompieri e i poliziotti e a un certo punto ho cominciato a perdere sangue. Stavo malissimo e quando è arrivato il taxi una donna mi si è seduta vicino dicendomi: «Non si preoccupi, mi dica cos’è successo». Mi ha fatto un sacco di domande, mi accarezzava la testa e mi appoggiava la mano sulla pancia; quando sono arrivata in ospedale la donna era scomparsa. Il giorno dopo era tutto sui giornali e ho scoperto che questa buona samaritana era una giornalista dell’Ansa. Per questo preferisco non parlare più con i giornalisti. Però tu sei brava e sei anche una sorella.

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