Famiglia, il motore (dimenticato) della crescita
Più statistiche segnalano grandi difficoltà per le famiglia: l’Istat ha censito per il 2014 1,47 milioni di famiglie (5,7 per cento del totale) in stato di povertà assoluta, cioè in difficoltà a far fronte ai bisogni primari; Consob ed Eurisko hanno riscontrato che nel 2014 solo il 30 per cento delle famiglie è riuscito a risparmiare, mentre il 45 per cento disponeva di redditi appena sufficienti a coprire le spese, il 15 per cento ha dovuto intaccare i risparmi e l’10 per cento fare debiti; secondo la ricerca “Gli italiani e il cibo. Rapporto su un’eccellenza da condividere” realizzata dal Censis per Expo, infine, 2,4 milioni di famiglie (il 9,2 per cento del totale) nell’ultimo anno hanno dovuto ridurre gli approvvigionamenti alimentari di base. In Italia la famiglia è economicamente sostenibile?
La famiglia è ufficialmente riconosciuta come uno dei principali driver dello sviluppo sia sociale sia economico. Così recitano le risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’Onu del 29 ottobre 2013 e del Consiglio d’Europa del 22 gennaio 2014. Analoga la risoluzione dell’Alto Commissariato dei Diritti Umani dell’Onu del 3 luglio 2015 a Ginevra. Eppure, nel nostro paese, nonostante una certa retorica di maniera, si continua a “vedere” la famiglia come voce di spesa nel bilancio pubblico e non come risorsa strategica per lo sviluppo umano integrale. Contro una media Ue dell’8 per cento della spesa sociale dedicata alle politiche familiari, l’Italia destina il 4,1 per cento. Il fatto è che in Italia la famiglia continua a essere considerata come variabile dipendente rispetto a quanto viene deciso a favore degli altri attori sociali. Non solo, ma nel nostro paese si continua ad avanzare con politiche settoriali (bambini, giovani, anziani non autosufficienti, ecc.) anziché mirare a politiche del corso di vita volte a un sistema integrato per la promozione del bene famiglia.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Irap, Imu, Tasi e via dicendo. Il fisco è sempre al centro del dibattito, le promesse di riduzione delle tasse si susseguono. La famiglia non ha nessuna attinenza con lavoro, produzione e crescita, cioè con le finalità cui sono volte le promesse di alleviare il carico tributario?
In Italia fatica a essere accettata l’idea che la famiglia, prima di essere soggetto di consumo, è un soggetto generativo (di vita umana; di capitale sociale; di felicità; di benessere psicofisico…). Una recente indagine (2013) della Cei ha stimato che il valore annuale complessivo del lavoro familiare ammonta, secondo il metodo di calcolo del costo del servizio, a 433 miliardi di euro, oltre un quarto del Pil. Eppure, le statistiche ufficiali continuano a non tenerne conto. Se non si afferma che la famiglia è, prima di essere soggetto di consumo, un soggetto di produzione – certo non per il mercato – non usciremo mai dall’attuale squallore. Occorre insistere, fino allo sfinimento, che quella della famiglia non è una questione privata. In quanto ha a che fare con il bene comune, la questione famiglia appartiene alla sfera pubblica (a scanso di equivoci: “sfera pubblica” non significa affatto “sfera statale”). A tal fine, un provvedimento semplice e non costoso, ma con forte impatto simbolico è quello di dichiarare il 15 maggio “Giornata nazionale della famiglia” (la scelta di tale data è opera delle Nazioni Unite). Quasi tutti i principali paesi europei hanno già adottato tale provvedimento; l’Italia ancora no. Va da sé che la celebrazione della ricorrenza va affidata alle associazioni familiari e alle loro reti, oltre che ai governi territoriali e alle scuole.
Iniziative simboliche come la Giornata nazionale della famiglia sono però vane, anzi sono una foglia di fico, se non sono seguite da iniziative concrete…
Le politiche familiari non vanno confuse con le politiche di lotta alla povertà. La famiglia merita attenzione in quanto istituzione sociale di primaria rilevanza, non perché è povera. Per il contrasto alla povertà occorrono urgenti misure ad hoc, come ad esempio quelle del Reis (Reddito di inclusione sociale) e altre ancora. Le politiche della famiglia devono essere generaliste, dirette al nucleo familiare e promozionali. Ricordo che è in condizione di deprivazione la famiglia che fronteggia almeno tre delle seguenti nove situazioni: non riuscire a sostenere spese impreviste; non potersi concedere almeno una settimana di vacanza lontano da casa in un anno; avere pagamenti arretrati; non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni; insufficiente riscaldamento dell’abitazione; non possedere una lavatrice; non possedere una televisione; non avere un telefono; non possedere un’automobile. Le famiglie italiane in tale situazione di deprivazione sono il 26,6 per cento nel Mezzogiorno e il 7,7 per cento al Centro-Nord (Fonte Istat, 2013).
Giusto il suo distinguo, che si fa poi?
Sono ormai maturi in Italia i tempi per giungere ad approvare la Valutazione d’impatto familiare (Vif) sul modello della già esistente Valutazione d’impatto ambientale (Via) e di un prossimo provvedimento per istituire la Valutazione impatto sociale (Vis). Con la Vif si cerca di misurare ex ante gli effetti, diretti e indiretti, che una data norma di legge (nazionale e regionale) una volta approvata andrebbe a produrre sulle famiglie. E ciò sulla base di una griglia di indicatori previamente predisposta. Non v’è chi non veda come un tale strumento legislativo influirebbe positivamente sui progetti di sperimentazione del welfare locale e consentirebbe di porre in pratica quel principio di sussidiarietà di cui troppo spesso si parla soltanto.
Siamo al paradosso, la Via è giustificata dal rischio cui si vuole sia esposto l’ambiente. Con l’idea della Vif lei sta dicendo che la famiglia oggi è a rischio?
Dal Dopoguerra a oggi, non una sola legge organica sulle politiche familiari è stata emanata in Italia. Azioni innovative, di agevole introduzione, che reputo urgenti e possibili, tenuto conto dei vincoli di bilancio, sono le seguenti:
1) consentire che al Fondo per le Politiche della Famiglia (ex legge 256/2006) possano affluire non solo le risorse (in continua diminuzione) di fonte statale, ma anche quelle provenienti dal crowdfunding e dalle Fondazioni civili;
2) al decreto legislativo n. 80 del 15 giugno 2015 (“Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro”) occorre aggiungere gli interventi mirati alla cura degli anziani e disabili entro la famiglia e non solo quelli rivolti alla maternità e prima infanzia;
3) sostenere il welfare aziendale con un sistema strutturato di incentivi anche ricorrendo alle risorse dei Fondi Strutturali 2014-2020. Prevedere riduzioni delle imposte regionali (Irap) e/o comunali (Imu/Tasi) per le imprese che attuino politiche family-friendly (sanità integrativa, asili aziendali, misure di armonizzazione famiglia-lavoro e altre ancora);
4) istituzione di un sistema di rating su base nazionale volto alla creazione di un “Marchio famiglia” per segnalare politiche d’impresa familiarmente responsabili. Tale provvedimento va accompagnato dall’istituzione di “Distretti Famiglia” sulla falsariga dei Distretti Industriali, ai quali si applica la legge 106/2011, che varrebbe a dare la realizzazione delle Alleanze Locali per la Famiglia. La più parte dei paesi europei già conosce tali istituti, l’Italia no!
5) estendere alla famiglia le provvidenze dell’articolo 14 della legge 108/1996, a tutt’oggi riservate alle sole imprese. Si tratta della legge che incoraggia gli imprenditori, preda degli strozzini, a denunciare il reato di usura. Secondo dati ufficiali, le famiglie in condizioni di indebitamento a usura riguardano non meno del 5 per cento dei nuclei presenti in Italia.
Vaste programme si direbbe, in Italia non si parla neanche più del quoziente familiare.
Quello che chiama in causa la fiscalità favorevole alla famiglia è un provvedimento di più ampia portata e di straordinaria rilevanza. Già nella prima Conferenza nazionale sulla famiglia, nel 2010 a Firenze, unanime fu il giudizio positivo sull’introduzione del “Fattore Famiglia”, proposto dal Forum delle associazioni familiari, quale metodo di calcolo dei redditi di un nucleo familiare ai fini della tassazione capace di tener conto del principio di equità verticale. Ricordo che la laicissima Francia introdusse il “Quoziente Familiare” già nel 1945 e da allora non l’ha mai messo in discussione, anche durante la recente crisi finanziaria; non è allora un caso se il tasso di fertilità in questo paese supera da anni il 2 per cento. Discorso analogo è quello che concerne le politiche tariffarie (luce, acqua, rifiuti casalinghi eccetera), pensate apposta, in Italia, per penalizzare le famiglie, soprattutto quelle numerose.
A proposito di penalizzazione, come valuta l’emancipazione economica femminile in rapporto alla famiglia?
Il Rapporto 2008 del Global Gender Gap, a cura del World Economic Forum, pone l’Italia in 84esima posizione su 128 paesi per quel che concerne la partecipazione femminile al mercato del lavoro. D’altro canto, il “Primo rapporto sulle politiche familiari” dell’Ocse (diffuso a Parigi, il 27 aprile 2011) denuncia la situazione italiana per il modo in cui vengono lasciate indifese le donne che cercano di armonizzare i tempi di vita familiare con i tempi di vita lavorativa. Eppure già la Gaudium et Spes (1964, n. 67) chiedeva: «Occorre dunque adattare tutto il processo produttivo alle esigenze della persona e alle sue forme di vita». Parole veramente profetiche! Si deve sapere che l’armonizzazione – termine preferibile a quello di conciliazione – è tecnicamente ed economicamente possibile, a condizione che sia l’impresa sia la famiglia trovino il modo giusto di dialogare e a condizione che si superino anchilosanti ideologie, ormai condannate dalla storia. La famiglia è in armonia e luogo di felicità quando le diversità di genere diventano occasione di complementarità strategiche e di fioritura umana per tutti i suoi componenti.
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45 commenti
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C’è gente che pur di parlare. ..
Ehi, untuoso Nino, i tuoi figli che l’anno scorso andavano all’asilo e l’ultima volta li segnalavi ala lavoro, ormai andranno in pensione, immagino !
Non so di sicuro se sei un ennesimo nick , di sicuro racconti una barca di frottole, hai il “registro” rivendicato dal multi-nick, non esci assolutamente fuori come umanità. sei del tutto stereotipato negli interventi e , come con gli altri nick, si potrebbe scommettere quando e come interverrai , con interventi “fotocopia”, alla shiva, e ti dai di gomito col multi-nick di continuo.
Non so se di sicuro sei un ennesimo nick del multi-nick, ma di sicuro puzzi di falso lontano un miglio
Certo che a leggere un intervento come quello di Iskandar si apprezza ancora di più quello che dice Carron, che c’è un crollo delle evidenze.
E , forse, un approccio ideologico è pure dannoso.
Bisogna partire da cosa è l’uomo, cosa è la donna, cosa è la famiglia.
E credo che Tempi dia un grande contributo in questo senso, con tutti i suoi articoli, anzi, soprattutto con i suoi articoli non a “tema gender”.
La triste verità è che la famiglia è in corso di rottamazione da tempo a cominciare dalle denuncia di chi la considerava soltanto una cellula di dominio patriarcale. Ormai in molti paesi le donne single possono “ordinare sperma” e concepire in clinica senza l’apporto dell’uomo e sono sicuro presto anche agli uomini si consentirà di fare altrettanto mentre cresce il numero delle persone sole di ogni età e genere, uomini e donne giovani e vecchi, che fine sta facendo la famiglia? La precarietà delle nostre vita non può permettere che a pochi fortunati di sostenere la famiglia, lo Stato preferisce importare immigrati che sostenere le coppie italiane!
Infine il problema è globale e il nocciolo è culturale/ideologico: hanno inculcato nelle donne un senso di ostilità verso gli uomini, la famiglia e i figli, purtroppo molto è stato seminato e si è sedimentato nel subconscio del genere femminile. Difficile combattere per valorizzare la famiglia tradizionale se non si combatte prima una battaglia culturale per recuperare valore alla coppia eterosessuale, non ci si libera dal diktat della contrapposizione uomo/donna, si continua a rappresentare la gravidanza come una malattia cui porre rimedio attraverso la medicina dell’aborto!
Bisogna riuscire a far passare messaggi diversi alla società e per quanto riguarda le coppie omosessuali io credo sia giusto aprire un dibattito e vedere se è possibile dialogare con quelle coppie omosessuali più tradizionaliste per portare avanti battaglie comuni a favore di una certa immagine di famiglia. Specifico che non mi sono mai occupato di coppie omosessuali e quindi potrei ovviamente sbagliarmi.
Lascio a voi la parola: è possibile allargare il concetto di famiglia ad alcune coppie omosessuali che magari vivono con pudore una relazione stabile simile a una famiglia tradizionale? Oppure è inutile cercare di ritrovare questa immagine di famiglia tra le coppie omosessuali?
Attendo le vostre risposte grazie.
@iskandar92: anatema 🙂 le coppie omosessuale con figli mai e poi mai saranno qui considerate famiglie (e tanto meno quelle senza figli ).
Sia chiaro …. qui si parla di famiglia tradizionale mica di tutte le famiglie. Quella con padre madre e due figli, possibilmente sposati e ancor più possibilmente sposati in chiesa. Ma questo non si può dire!
No, no, si può dire eccome!
E togli “possibilmente sposati e ancor più possibilmente”: il matrimonio solo civile equivale al concubinato. Mentre il contrario (matrimonio in chiesa ma non registrato in comune) è invece perfettamente lecito ed umano, e oltretutto permette di ricevere gli assegni famigliari ed essere primi nelle graduatorie per gli asili. Anche per lunghi periodi (che so… anche per 13 anni)
All’asilo fino a tredici anni?!
Beh. Basta fare 4 figli e più o meno ci siamo…
…dubito che il solo matrimonio religioso dia diritto ad accedere agli assegni familiari… puoi indicare qualche fonte in merito?
Indicare la fonte?
Non ti sono bastati i tredici anni di asilo infantile?
Gli assegni famigliari in quanto non essendo sposati non si cumulato i redditi e la madre sola rientra nele fasce che li prevedono. Sposandosi si cumulano i redditi e quindi si esce dalle agevolazioni.
13 anni perché so di gente che ha fatto così avendo nel contempo 4 figli (presumibilmente uno ogni 2 anni) per 13 anni 🙂
Poi siete liberi di non crederci.
Ti informo che hai appena dimostrato che per lo stato italiano conviene non sposarsi.
@Giannino: dal punto di vista fiscale si, in italia non conviene sposarsi. Ovviamente il matrimonio implica altri vantaggi (ed altri obblighi) ed è per questo che c’è chi sceglie di sposarsi e chi no.
Per quanto riguarda gli assegni familiari, si ha diritto a quelli per il coniuge se si è ovviamente sposati, ma si ha diritto a quelli per i figli a prescindere dal proprio stato civile
…No caro mio, proprio no!
Per gli assegni familiari cumuli i redditi dei coniugi, quindi se ti sposi ed avete reddito alto gli assegni familiari te li scordi… quello che dici tu vale per le detrazioni fiscali per i figli che ti spettano a prescindere da avere o meno un coniuge.
Hai ragione Emanuele … ho scritto assegni familiari ma stavo pensando alle detrazioni fiscali per figlio a carico. Sugli assegni familiari non sono ferrato
“Hai ragione Emanuele … ho scritto assegni familiari ma stavo pensando alle detrazioni fiscali per figlio a carico. Sugli assegni familiari non sono ferrato”
Eh,” nino”, le tue mitiche ricerche sul web… a volte essere un vero padre aiuta di più a non scrivere fesserie su argomenti che sono pane per padri di famiglia veri !
Tu, “nino”, sei mooolto più ferrato in studi pro-gender e contro la famiglia, e nel sostegno all’aborto, e ferratissimo sui gay-pride , dai !
@Bob… al fine dell’accesso all’asilo lo stato civile non conta, se il bambino è stato riconosciuto dal padre l’ISEE del bambino cumula i redditi e non c’è differenza tra coppie sposate e coppie non sposate
*nino*, “bob”, *anto”…ciao !
( vorrei ricordare a Nino che il suo compito principale era di fare le pulci agli articoli di Tempi, non fare da nick d’appoggio ! )
intanto mettono la stretta sui ticket restaurant, giusto per affossare chi, per far quadrare I conti della spesa, rinunciava al pranzo durante il lavoro e si portava la schiscia
Perfettamente d’accordo con l’articolo e con la priorità di aiutare le famiglie con figli.
Peccato che tutta l’organizzazione del familiy day non fosse affatto per le famiglie, ma contro alcune di esse, il che ne evidenza l’ipocrisia, soprattutto quella dei suoi vertici: a parole difendono la famiglia, ma nei fatti si affannano solo per non perdere il politicamente formidabile capro espiatorio delle famiglie omosessuali.
Una guerra fratricida che alla famiglia nuoce, piuttosto che giovare, ma è importante per i politicanti, che altrimenti, perso l’appiglio omofobo, dovrebbero finalmente risolvere i veri problemi e magari mettere le mani nelle ricche tasche dei loro amici per farlo!
Le ricche tasche sono quelle dei ricconi che pretendono di essere famiglia e di allargarla con tanto di figli, comprandoseli con l’utero in affitto. Speriamo che i politici non cedano alle mazzette che profumano intensamente disposte a tutto pur di distruggere la famiglia -quella con la effe maiuscola. Perchè tra le unioni che cita lei, MicheleL, e la famiglia c’è un UNIVERSO di differenza….L’uomo è per la donna, l’uomo è per l’uomo..provare per credere!
..doveva essere “l’uomo è per la donna, non per l’uomo…provare per credere!”. E’ un completamento, una sorta di fusione sotto ogni punto di vista: sessuale, spirituale, emotivo…un’armonia unica. Una grande stonatura l’altra, invece…Sempre che non intervengano gli autorevoli studi…
Quanti soldi pensa di fare anche confiscando i beni degli omosessuali con misure di fascista memoria? I gay pagano le tasse come me e lei e penso siano collusi quanto tutti gli altri (mica sono meglio, ne peggio). Quelli che non fanno figli e che pensano sul bilancio dello stato sono soprattutto i religiosi (6 miliardi di euro in Italia ci costano lor signori, dati ufficiali del governo). Senza poi contare tutto il magna-magna dei collusi di CL e degli innominabili correntisti dello IOR. E vogliamo parlare del fatto che una casa su 5 a Roma è di proprietà del Vaticano (gruppo RE), con le giovani coppie che non arrivano a fine mese e figurarsi di compare casa? Se quegli immobili fossero messi sul mercato per finanziare le opere “di bene”, come fanno le chiese cattoliche nei paesi in cui non sono sovvenzionate (e.g. Francia) il prezzo degli immobili calerebbe con benefici per i giovani e per le famiglie. E avremmo 6 miliardi per il bene di tutti.
Lo vede che lei è ben addestrata ad addentare il capro espiatorio mentre i veri problemi le scivolano sotto al naso con una mano nelle sue tasche? Con buona pace della famiglia, che continua a fare la fame e a sognare 2 camere con cucina in periferia, per poter anche solo pensare di avere figli.
Ha ragione Michele, a forza di pagar le tasse pure i gay son diventati una categoria di morti di fame.
Infatti le associazioni lgbt son sempre a bussare a quattrini alle porte della pubblica amministrazione e pure i figlioli gli tocca andare a comprarseli alla fine del mondo per avere un po’ di sconto…
“Peccato che tutta l’organizzazione del family day non fosse affatto per le famiglie, ma contro alcune di esse,”
Codesto, caro mio, te lo sei sognato, visto che il “family day” non fu organizzato contro nessuno, ma per sollecitare la politica ad una maggiore attenzione nei confronti della famiglia.
Codesta è solo una malevola interpretazione, che serve solo a rivelare quanto voialtri lgbt, in realtà, avete in odio la famiglia.
Infatti il gay pride lo organizzano strategicamente alla vigilia di ogni progetto di legge che riconosce diritti a favore delle famiglie… Questo suo post è senza dubbio più ridicolo del precedente!
“Infatti il gay pride lo organizzano strategicamente alla vigilia di ogni progetto di legge che riconosce diritti a favore delle famiglie…”
Campa cavallo!
Gli converrebbe di più aspettare la prossima glaciazione!
E’ vero, Giannino, una manifestazione partita dal basso che dal più basso non si può, cioè dal popolo, mentre i politici là convenuti lo erano in forma “privata”, non come rappresentanti politici; e sappiamo alcuni rappresentanti del clero che cosa hanno detto, quindi…coscienza più che a posto!!!
@ MicheleL
Io non ho parlato di confiscare un bel niente a nessuno, la lente d’ingrandimento io l’ho puntata sul fatto che si cerca di normalizzare ciò che normale non è..perchè uomo +donna=coppia perfetta , uomo+uomo= incrinatura, coppia non perfetta (come anche donna+donna). Che me ne frega a me dei soldi, ho allevato cinque figli e mi vien da ringraziare in primis la Provvidenza…c’è l’assegno per il terzo figlio e questa fu idea di Berlusconi (mi dispiace ma per riscuoterlo bisogna averne minimo tre) …altro che leggiucole dello Stato, che oggi c’è e domani forse no (v. Grecia)…Economicamente verranno anche tempi migliori, ma la notte dormo sonni tranquilli, ora che i pargoli son quasi tutti grandi..Pensa, c’è gente -è vero!- che lavora tutta una vita in attesa di arrivare ….alla pensione (nel senso di riscuotere la pensione)!, bella prospettiva di vita! “impegnati alla grande, figliolo, un giorno arriverai alla pensione..Forse”..Ma non è il mio caso, assolutamente, non so nemmeno quanto costa un litro di latte!
“Io non ho parlato di confiscare un bel niente a nessuno”
Avendo imparato le solite due o tre cosette a memoria e smaniando di vederle pubblicate in tutte le salse, quando non trovano uno spunto decente se ne inventano uno di indecente.
Come quelli che, soffrendo di prostatite acuta, si riducono a farla a ridosso del primo albero senza neanche impegnarsi a cercare un gabinetto.
Bello il paragone, rende bene l’idea!
Non ho detto che lei vuole confiscare. Legga. Io ho fatto notare che alle famiglie mancano spesso i soldi e mi pare di capire che lei sia d’accordo. Io ho fatto notare che i denari li hanno pochi ricchi che non fanno l’interesse che di sé stessi e inquinano la politica con le loro connivenze. Lei ha tirato fuori i gay. Per farle notare che agisce da buon mastino addestrato (e distratto) contro il capro espiatorio, le ho fatto notare che ANCHE confiscando tutto ai gay, non ne caverebbe a sufficienza, facendole notare qualche macroscopica stortura proprio in seno ai suoi addestratori che tanto ci tengono a distrarla dalla succulenta polpetta loro è degli amici (8xmille, appalti, sussidi, esenzioni, sgravi, ecc), mentre la invitano a pregare la provvidenza e a dargli al capro. Spero che in questo modo le sia più chiaro.
Prima:
“Quanti soldi pensa di fare anche confiscando i beni degli omosessuali con misure di fascista memoria?”
Poi:
“Non ho detto che lei vuole confiscare. Legga.”
Totale importo:
Balle.
In effetti si parla di balle, che derivano dalla prima, ovvero che i problemi delle famiglie possano derivare da una parte di esse e non da un sistema corrotto che ne aizza alcune contro le altre, rese capro espiatorio.
I problemi delle famiglie sorgono da chi le vuol disfare per mettere al loro posto patetici surrogati.
Nessuno propone di forzar nessuna famiglia a cambiare, mentre è esattamente quello che gli omosessuali sono stati forzati a fare per secoli: vivere surrogati di affetto o in solitudine, imposti da ipocriti moralisti che oggi hanno l’assurda pretesa di fare le vittime. Nessuno vuole obbligare gli omofobi ad essere gay, l’orientamento sessuale non si sceglie n’è si cambia. Ma tutto questo gli omofobi non lo capiscono, giacché si immaginano che la reazione alle loro violenze debba essere uguale e contraria alla loro “logica”: pensano che saranno odiati e costretti, mentre non stanno facendo altro che guardarsi allo specchio e francamente il loro sgomento non mi stupisce.
Chi ti ha detto che io mi riferisco agli omosessuali?
La tua coda di paglia?
Rilegga i miei interventi, le sue risposte e mi chiarisca di cosa parlava allora.
Distogli un attimo lo sguardo dal tuo ombelico e vedrai che qualche ideuzza ti viene.
Mi aiuti la prego…Mi viene già da ridere a pensare alla risposta per la genialata che sospetto stia per scrivere.
Scusa Michele, ma davvero mi pareva impossibile che tu non riuscissi a concepire che il riconoscimento dei cosiddetti diritti delle coppie gay costituisce, in realtà, solo un aspetto marginale di una strategia che mira a trasformare in senso individualista la società cosiddetta occidentale.
Ma soprattutto mi pare incredibile che uno non capisca il fatto ovvio che una famiglia costruita su un istituto matrimoniale che ha il “divorzio breve” come pietra angolare (tanto per citare l’ultima conquista del nuovo ordine in Italia), costituisce un “patetico surrogato” che serve solo a salvare le apparenze.
Guerra fraticida? Non direi…
“miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8, 21)
Ma guarda te la tua prontezza!!
ad averla dimenticata è anche la CEI che alla manifestazione ha negato il suo appoggio. i movimenti devono essere supportati dall’istituzione, altrimenti c’è l’oblio.