È tra i pochi a non essersi, fin dall’inizio, allineato al partito del missile. Ha pubblicato anche un libro, “Ustica verità svelata” (Bietti 1999) in cui, seguendo le tappe di uno dei presunti misteri italici, si scopre che, a voler guardare, la vicenda Ustica tanto misteriosa non è. Perciò, anche dall’America dov’è in viaggio di nozze, alla pubblicazione delle conclusioni del giudice Priore, il vicedirettore de Il Giornale Paolo Guzzanti ha lanciato un appello: “Facciamo quadrato contro la verità politicamente corretta”.
“Non si può lasciar passare sotto silenzio una sentenza di questo genere”, spiega a Tempi. “Il fatto è che magistrati inquirenti hanno compiuto un’indagine durata vent’anni senza trovare una sola prova a favore dell’ipotesi del missile, mentre hanno totalmente trascurato di cercare le prove sull’ipotesi della bomba che, dal momento in cui finalmente il relitto è stato ripescato nel 1993, è stata l’unica a trovare conferme scientifiche nelle perizie. L’inglese Frank Taylor ha illustrato con studi precisi la dinamica che ha portato alla scomposizione in aria dell’aereo a partire da una deflagrazione nella parte posteriore. Perché l’aereo è scoppiato, non ha ceduto strutturalmente come indicato da Priore. E, infatti, i frammenti del Dc9 sono stati trovati sul fondo del mare secondo una disposizione che segue precisamente quella indicata dalle ricostruzioni realizzate al computer sulla base di equazioni matematiche che elaborano i dati dell’esplosione di una bomba di un certo tipo, su quel preciso modello di aeroplano, in quella posizione della coda, alla velocità cui volava il Dc9… Insomma, un problema di fisica nel quale si sono poste tutti le forze-vettori presenti e che ha dato un risultato esattamente coincidente a quello poi riscontrato sui resti del relitto. Per questo è provato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che quell’aereo è precipitato in pezzi dopo una violenta esplosione in un punto della coda che Taylor identifica, ed è qui l’unico dubbio, o nel vano della carta igienica o dietro un altro pannello”.
Eppure, a fronte di tanti riscontri scientifici, è stata proposta una tesi con molti punti oscuri: il famoso aereo “segreto” che avrebbe seguito il Dc9 da Siena da dove sarebbe spuntato? E perché i piloti del volo di linea durante le loro comunicazioni con la torre di controllo non hanno mai fatto cenno alla sua presenza né a quella di tutti gli altri caccia piombati loro addosso per abbattere il primo?
Appunto, non si spiega nulla. Questa è una ricostruzione fatta per la sceneggiatura di un film. Dicono che l’aereo “segreto” era talmente ben incollato da non farsi notare… Vabbé, ma come si fa a pensare che quando comparvero tutti gli altri in formazione da guerra i piloti non se ne siano accorti. Eppure continuarono a intrattenere normali colloqui con la torre preparando l’atterraggio. Inoltre la presenza di misteriosi velivoli sul radar si osserva solo sui tracciati del radar Marconi, un apparecchio degli anni ’40 con un noto difetto, ovvero, come dimostrato da svariate perizie, ha un’eco per cui di ogni aereo dà tre tracce…
Eppure la sentenza…
Questa è una sentenza politica che dimostra l’influenza della politica sulla giustizia.
Secondo lei, invece, chi può aver messo la bomba?
Siccome nessuno ha indagato, probabilmente non lo sapremo mai. I fatti e lo scenario di guerra di quegli anni inducono a mettere in testa alla classifica delle ipotesi la pista libica. D’altra parte, il fisico Taylor che individuo la bomba sul Dc9 è lo stesso che individuò la bomba libica sull’aereo di Lockerbee. A questo proposito aggiungerei che nei mesi scorsi prima di incominciare la guerra del Kosovo Cossiga è andato nei paesi Baschi, poi in Irlanda e infine da Gheddafi. Perché? Non ce lo diranno mai, ma probabilmente per rassicurare e stringere patti con le possibili basi del terrorismo internazionale, Eta, Ira e Libia. E, guarda caso, subito dopo quell’incontro Gheddafi consegnò i due terroristi dell’aereo di Lockerbee.
Ma chi ci guadagna?
Ci guadagna lo schieramento politico che ora esulta. L’esultanza di Veltroni è comprensibile perché dopo il caso Baraldini, oggi, con il caso Ustica il suo schieramento incassa un altro successo. Si sono accreditati presso gli americani con la guerra del Kosovo; gli americani in compenso tengono celata la verità su piazza Fontana scoperta dal giudice Salvini, secondo cui fu una strage preparata dalla Cia che si servì dei neofascisti veneti. Una verità di sinistra, quindi, che oggi, però, nei nuovi patti tra il nostro governo e quello Usa, non si può dire e guai a chi ne parla. Ora questa ricostruzione di Priore accusa, al solito gli americani, ma degli americani da film, inesistenti, che, però, soddisfano il palato degli aderenti al partito del missile. Allora l’ipotesi del missile accese gli appetiti politici di molti cui non sembrava vero di poter attaccare la Nato mentre si discuteva di Comiso e altro. Anche la società Itavia – che ora chiede i danni allo Stato, e anche su questo capitolo varrebbe la pena di indagare – ebbe il suo interesse a cavalcare l’ipotesi del missile e così, ognuno per la sua parte e il suo interesse, si alimentò questa leggenda nera. Ora, finita la guerra fredda, il caso Ustica andava in qualche modo chiuso, ma non si poteva certo spiegare che quanto raccontato finora era tutta una barzelletta. La gente vuole una verità? E gliela si dia: già bella e confezionata come se l‘aspettano! Poi si farà il processo con condanne in primo grado, appelli, assoluzioni e poi, forse nel 2012, gli imputati verranno prosciolti. Intanto saranno morti e di Ustica non importerà più a nessuno…