
Exit polli
Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente e un partigiano come presidente, pensavi di svegliarti in Europa e invece è il Far West. Dovevi presagirlo, i segnali c’erano tutti, e avevano la frenesia del Tg4, e di Porta a Porta, e certe facce da Sergio Leone. Erano dunque gli exit poll – Giuliacci sollevato dalla buona interpretazione degli aruspici meteorologici – e già un altro genere di previsioni stava appassionando gli italiani. Suggestioni dal partitone Francia-Inghilterra, Fede apre le gabbie e schiera negli studi di Cologno uno zoo di anime, pane e passioni politiche, dalla logorrea della Santanché al laconismo di Romano; secondo tempo all’insegna di Craxi e inserimenti-sentimenti telefonici di Belpietro e Bertinotti, Panzeri presente e inconsistente. Vespa risponde con Di Pietro-Parisi-Angius versus Bondi-La Russa-Buttiglione. Parentesi portoghese: prima è il 91’, e poi il 93’, e la realtà dei fatti (due pere francesi) smentisce ogni ragionevole previsione di vittoria per inglesi e annessi birraioli. Chiusa parentesi e si torna a casa, perché anche da noi profezia è sinonimo di errore, non tanto per i risultati quanto per il clima: tutti diplomatici, tutti gentili, «la loro non è una vittoria», «la nostra non è una sconfitta», tutti tiepidini, al limite contro l’exit poll «che ci fa solo litigare», ogni tanto si ode Pecoraro Scanio con l’incubo di un complotto verde-verde… Meno male che Iceberg è una garanzia e quel 73% di appassionati di urne e paturnie può contare, tra pasticcini e scivoloni, sull’astuto Rocchi e il colpo di scena ch’esso reca in trasmissione: «Fermi tutti, trovate sei schede tarocche nel seggio dove ha votato Berlusconi, fatto gravissimo, alla denuncia compagni!».
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