Esteri, è l’ora della religione

Di Da Rold Gianluigi
25 Maggio 2006

Massimo D’Alema potrà essere un ministro degli Esteri da ricordare? Anche chi non l’avrebbe voluto non potrà che giudicarlo da quanto farà. Il momento nel quale il presidente dei Ds diventa responsabile della Farnesina offre non poche opportunità di riuscire o di fallire.
Irak, Iran, Ahmadinejad, Gaza, Hamas, Cina, India, dramma petrolifero, Darfur, Cecenia e chi più ne ha più ne metta. L’Italia potrebbe ritagliarsi un ruolo in ognuna di queste crisi. Il nostro paese non è destinato a non contare nulla, basta che assuma l’iniziativa. Almeno un’iniziativa. In Darfur sarebbero sufficienti pochi soldati per cambiare radicalmente la situazione. Un’occasione da non perdere è quella di schierare finalmente l’Italia a favore della libertà di religione nel mondo. Difendere i cristiani là dove sono perseguitati e finirla di cincischiare con lamentele a mezza bocca, ma tentare di ottenere la tanto discussa “reciprocità”. Sarebbe un risultato che avrebbe ripercussioni positive anche all’interno dell’Italia, in particolare nel processo di integrazione di quanti, tra i musulmani, sono arrivati da poco. Avrebbe anche ricadute politiche non indifferenti. D’Alema in questa operazione non potrebbe non ottenere l’appoggio dell’opposizione e potrebbe giocare di sponda con Emma Bonino. La campagna per la libertà religiosa non potrebbe non portare al rafforzamento del legame con il mondo cattolico, verso il quale D’Alema non è sembrato totalmente insensibile in questi anni.

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